Corruzione e Sanità: Mantovani interrogato respinge le accuse e chiede la scarcerazione

L'ex assessore regionale alla Salute Mario Mantovani ha rivendicato il suo ruolo di politico «a testa alta» e i suoi «meriti» nella sanità pubblica. Interrogatorio condotto a San Vittore dal gip Stefania Pepe. L'avvocato: "Ha chiarito la sua posizione, non me la sono sentita di rimandare e ho fatto subito istanza di scarcerazione"

Mario Mantovani (NewPress)

Mario Mantovani (NewPress)

Milano, 15 ottobre 2015  - Questa mattina, alle 9.30, sono iniziati gli interrogatori di garanzia per l'ex assessore alla Salute della Regione Lombardia Mario Mantovani, per il suo braccio destro Giacomo Di Capua e per l'ingegnere del Provveditorato interregionale opere pubbliche per la Lombardia e la Liguria, Angelo Bianchi. I tre sono stati arrestati all'alba di martedì scorso con le accuse - ipotizzate a vario titolo - di corruzione, concussione e turbata libertà degli incanti.condurre gli interrogatori è il gip di Milano Stefania Pepe, lo stesso giudice che nei giorni scorsi ha accolto la richiesta di arresto presentata dalla Procura circa un anno fa. L'interrogatorio dell'ex vicepresidente della Regione Lombardia, che proprio ieri ha annunciato di volersi autosospendere dall'incarico, è iniziato verso le 16. Prima di Mantovani, sono stati ascoltati Di Capua e Bianchi, assistiti rispettivamente Giampiero Chiodo e Gaetano Pecorella. L'ex assessore alla Salute ed ex numero due di Maroni nella giunta lombarda in quota Forza Italia, difeso dall'avvocato Roberto Lassini, ha fatto sapere di voler fornire spiegazioni al gip, rinunciando alla facoltà di non rispondere. "Voglio chiarire tutto", ha detto ieri al suo legale Mantovani proclamando la propria innocenza. Attraverso l'avvocato al termine dell'interrogatorio durato circa 6 ore, ha chiesto al gip con un'istanza la scarcerazione. L'ex vicepresidente della Regione Lombardia, come ha spiegato il suo difensore Roberto Lassini, ha rivendicato il suo ruolo di politico «a testa alta» e i suoi «meriti» nella sanità pubblica. " Mantovani ha risposto a tutto, non ha omesso alcun particolare, riteniamo abbia chiarito la sua posizione", ha spiegato l'avvocato, Roberto lassini, al termine dell'interrogatorio di garanzia avvenuto alla presenza del pm Giovanni Polizzi. "Non me la sono sentita di rimandare - ha aggiunto il legale lasciando il carcere di San Vittore - e ho subito presentato al gip istanza di revoca della misura e in via subordinata gli arresti domiciliari».

Il legale di Mantovani ha spiegato che l'ex senatore «ha chiarito la sua posizione in maniera definitiva rispondendo a tutte le domande» e dunque, a suo dire, non sussistono le esigenze cautelari «anche perchè l'attesa di 13 mesi per l'emissione della misura cautelare è significativa e potevano anche non arrestarlo». Da qui la scelta, come ha chiarito, di presentare subito «un'istanza di revoca della misura e in via subordinata gli arresti domiciliari».

LE TRE ACCUSE RESPINTE - Per il legale «il capo di imputazione più infondato è quello che riguarda la presunta turbativa d'asta, perchè Mantovani non ha mai approfittato della sua carica di assessore per speculare sul servizio di trasporto dei malati e questa è l'accusa che più lo fa dispiacere. Inoltre, secondo la difesa, Mantovani ha contestato l'ipotesi di corruzione e ha sostenuto di non aver mai minacciato i vertici del Provveditorato alle Opere pubbliche della Lombardia. mancano, a detta della difesa, le esigenze cautelari del pericolo di fuga, dell'inquinamento probatorio e del rischio di reiterazione del reato, anche perchè si è già autosospeso dalla vicepresidenza della Regione. Mantovani, ha concluso il legale, «è chiuso in se stesso, contrito ma battagliero e con il suo spirito contadino affronterà anche questa battaglia».

"Considero superate le esigenze cautelari: non c'è pericolo di fuga, né di reiterazione del reato né di inquinamento probatorio. Così ho già depositato richiesta di scarcerazione chiedendo la concessione degli arresti domiciliari".  Non è vero, ha insistito Lassini, che Mantovani si è fatto ristrutturare gratuitamente alcuni immobili dall'architetto Gianluca Parotti per poi ricompensarlo con diversi incarichi pubblici. Il professionista, ha spiegato, è stato pagato da società dello stesso Mantovani e "stiamo facendo i conti per capire quanto sia stato effettivamente versato a Gialuca Parotti". Nessuna corruzione, insomma: "Mantovani - ha messo in chiaro ancora Lassini - ha ereditato la cascina dove vive ad Arconate dal padre e successivamente l'ha ceduta in usufrutto alla sua Fondazione che poi ha pagato regolarmente all'architetto Gianluca Parotti".

Quanto agli incarichi pubblici che secondo l'accusa Mantovani avrebbe fatto ottenere all'architetto come contropartita per le sue prestazione professionali, secondo Lassini non ci sono dubbi: "Parotti se li è trovati da solo ed è stato perfino sottopagato"Dal legale anche una spiegazione sulla presunta concussione che stando all'accusa, il politico di Forza Italia avrebbe esercitato sul Provveditore Pietro Baratono: "non c'è mai stata nessuna minaccia da parte di Mantovani, che non aveva certo i poteri per influenzare i vertici del provveditorato fino a questo punto".

ANGELO BIANCHI -  Il primo a incontrare il gip Stefania Pepe è stato Angelo Bianchi.  Mario Mantovani - secondo il funzionario al provveditorato Opere Pubbliche della Lombardia - sarebbe intervenuto per non farlo  rimuovere dagli incarichi "per evitare un blocco negli appalti in corso". Come ha chiarito il suo legale, l'avvocato Gaetano Pecorella, l'interrogatorio davanti al gip di Milano Stefania Pepe nel carcere di San Vittore "è durato oltre 2 ore e il mio assistito ha risposto ampiamente chiarendo tutti gli episodi contestati nei capi di imputazione". L'interrogatorio si è concentrato soprattutto sui rapporti tra Mantovani e Bianchi, anche perché, secondo l'accusa, l'ex assessore alla Sanità avrebbe fatto pressioni sui vertici del Provveditorato alle Opere Pubbliche affinché il funzionario mantenesse i suoi incarichi, malgrado fosse stato coinvolto in una inchiesta della procura di Sondrio. Bianchi, però, come ha precisato il legale, ha spiegato al gip che lui si rapportava con Giacomo Di Capua, stretto collaboratore di Mantovani, e proprio a Di Capua avrebbe fatto presente «il torto» che stava subendo con la revoca degli incarichi di responsabile unico nei procedimenti d'appalto. Revoca che, secondo Bianchi, avrebbe comportato il ritardo nei lavori e la cessazione delle convenzioni da parte dei Comuni. Da qui, l'intervento di Mantovani sui input di Di Capua per mantenere le funzioni a Bianchi, una sorta di intervento «istituzionale». Secondo la difesa del funzionario non sussistono più le esigenze cautelari e quindi Bianchi andrebbe scarcerato. Basterebbe, secondo la difesa, una misura di interdizione che lo sospenda dalle cariche pubbliche.   Il difensore ha preannunciato che presenterà una istanza al gip per chiedere la scarcerazione.

LEGALE MANTOVANI: "DURA PROVA" - "E' una dura prova per il senatore, è un uomo di 65 anni, speriamo che ce la faccia. Il nostro interrogatorio sara' molto lungo e speriamo che abbiano voglia di sentirci in maniera attenta. Chiederemo la scarcerazione". "Se ci avessero chiamato prima a rispondere delle contestazioni, che io considero totalmente infondate, sarebbe stato meglio. Forse avremmo già fatto anche il processo, dato che è' passato quasi un anno e mezzo dalla richiesta". Lo ha detto l'avvocato Roberto Lassini, difensore del vicepresidente della Regione Lombardia Mario Mantovani entrando a di San Vittore. Un interrogatorio di garanzia initiato poco dopo le16 e non ancora terminato

MARONI - Il nuovo vicepresidente e il nuovo assessore lombardo al Welfare verranno nominati "entro fine mese". Ad assicurarlo è il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, al termine del vertice della sua maggioranza. Ieri Mantovani aveva annunciato di essersi autosospeso dall'incarico. "Questo attacco ricevuto ci ha ricompattato e ha rilanciato l'azione della maggioranza che anzi si ripropone anche per il governo delle principali amministrazioni della Lombardia a cominciare dal Comune di Milano", così Roberto Maroni, al termine del vertice di maggioranza, organizzato due giorni dopo l'arresto di Mario Mantovani. Il governatore lombardo ha detto di avere "illlustrato le nostre valutazioni che sono le stesse che diro' martedi'" nell'aula del consiglio regionale. "Abbiamo fatto - ha aggiunto Maroni - una prima verifica dei fatti contestati, non ci risultano violazioni delle procedure interne. Ho comunque nominato un commissario per una verifica più' accurata, ma non c'è un euro di tangenti nella sanità lombarda".

APPLAUSO A GARAVAGLIA - Il presidente della Regione Lombardia ha anche svelato che: "Nel corso della riunione di maggioranza a Palazzo Lombardia, con tutti i consiglieri e gli assessori del centrodestra, abbiamo tributato un lunghissimo applauso all'assessore Massimo Garavaglia, che è vittima di un clamoroso errore giudiziario". 

SFIDUCIA  - E' stata fissata in Consiglio regionale per il prossimo 20 ottobre, la mozione di sfiducia al governatore Roberto Maroni, presentata dalle opposizioni. La mozione di sfiducia è stata sottoscritta da Partito democratico, Patto civico e Movimento 5 Stelle. Per concordare le modalità e il contingentamento dei tempi di discussione della mozione, il presidente del Consiglio Raffaele Cattaneo riunirà la conferenza dei capigruppo consiliari nel pomeriggio di lunedi' 19 ottobre.

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