Lodi, niente ritorno nè risarcimento per l’ex direttrice del carcere

Il Tar ha rigettato il ricorso con cui chiedeva l'annullamento del trasferimento a Sondrio e 250mila euro

Stefania Mussio, direttore del carcere di Sondrio

Stefania Mussio, direttore del carcere di Sondrio

Lodi, 7 febbraio 2016 - Niente mobbing, niente risarcimento, nessun ritorno a Lodi. L’ex direttrice del carcere di via Cagnola, Stefania Mussio, incassa dal Tar della Lombardia una sentenza sfavorevole. E resta direttore provvisorio a Sondrio. La sentenza ha messo un punto a un’intricata vicenda iniziata a gennaio 2014, quando gli agenti della polizia penitenziaria di Lodi avevano puntato il dito contro la gestione della struttura, elencando le mancanze (sicurezza, igiene, turni massacranti, organizzazione) e chiedendone la rimozione. Erano seguiti mesi caldi di picchetti, interrogazioni parlamentari, ispezioni. Nel mezzo, anche tre scarcerazioni ‘sbagliate’.

Fino alla rimozione, il 27 giugno, con distacco al carcere di Opera. Mussio, 52 anni, a Lodi dal 2007, aveva però fatto ricorso, ottenendo inizialmente la sospensione del provvedimento di revoca e, il 19 gennaio 2015, un’ordinanza che obbligava il Ministero a consentirle di riprendere servizio. In autotutela, il 20 gennaio il Ministero aveva annullato il provvedimento di revoca dell’incarico, il giorno dopo ne aveva emesso uno nuovo con cui mandava la direttrice a Sondrio. Contro questa decisione, era arrivato un nuovo ricorso con cui la dirigente chiedeva l’annullamento del trasferimento e un risarcimento per mobbing di 250mila euro. Nulla da fare. Il Tar ha dichiarato la "cessata materia del contendere" per il provvedimento del 2014, e ha rigettato il secondo ricorso. "Non può essere annullato il provvedimento fondato su una pluralità di ragioni autonome, alcune delle quali idonee di per sé a sostenerne la legittimità".

Il giudice riconosce che il Ministero ha agito non solo per un "mancato raggiungimento degli obiettivi", ma anche perché dalle ispezioni erano emerse "palesi criticità e difficoltà relazionali, (...), un ambiente logoro e da rigenerare". E d’altra parte "il direttore non aveva emesso i provvedimenti necessari per la corretta gestione del nuovo sistema di conduzione dei reparti detentivi". Senza dimenticare che "gli incarichi possono essere revocati quando per qualsiasi causa, anche senza colpa, i funzionari non possano svolgere efficacemente il loro incarico nella sede che occupano". "Ringrazio l’amministrazione penitenziaria regionale e centrale – dice Dario Lemmo, segretario provinciale Sappe – per aver tutelato fino all’ultimo gli agenti di Lodi. La sentenza conferma la giusta causa delle nostre proteste".