Dal Gambia alla Vincenziana: Famara è il campione di tutti

Ventotto anni e negli occhi ancora il ricordo di povertà e sofferenze: la corsa ha trasformato la vita di Famara Sonko facendolo diventare un vero simbolo dell'integrazione

Famara Sonko

Famara Sonko

Robecco sul Naviglio (Milano), 26 aprile - In un momento in cui il tema dell'immigrazione scatena polemiche interminabili (anche a causa della rivolta alla Vincenziana di Magenta), ecco la storia di Famara Sonko, 28enne del Gambia, sbarcato in Italia ormai un anno e otto mesi fa, e diventato un perfetto esempio di integrazione. Lo incontriamo a Robecco sul Naviglio e dopo una breve camminata si capisce fin da subito quanto sia grande l'affetto della gente nei suoi confronti. Famara lo conoscono tutti, lui è «il Campione». Un soprannome che gli calza a pennello, visto che nel corso dell'ultimo anno è riuscito ad ottenere ottimi risultati nelle gare di running della zona con la maglia del Tapascione Team.

Ma prima di sbarcare a Lampedusa nell'autunno del 2014, la vita di Famara ha vissuto momenti bui: «Abitavo in un villaggio molto povero del Gambia - racconta con occhi lucidi -. Fin da piccolo volevo aiutare mio padre e così decisi di lasciare il villaggio. Mi sono dato da fare diventando tassista e destinando proprio a mio padre i soldi che guadagnavo. Improvvisamente però venne a mancare e da lì iniziarono i problemi. Ho rischiato di morire, più volte, non potendo camminare per sette mesi. Una volta guarito sono stato costretto a lasciare il Gambia arrivando prima in Mali, poi in Niger e infine in Libia. Dalla Libia sono salito su un barcone… e ora sono qui».

Famara risiede nel centro accoglienza La Vincenziana di Magenta e la sua vita è cambiata nel giro di pochissimo tempo. La corsa lo ha aiutato nel suo processo di trasformazione: «Quando corro non penso a nulla, mi aiuta a spazzare via i brutti ricordi - rivela. Dopo una partecipazione alla StraMagenta, i ragazzi del Tapascione mi hanno notato chiedendomi se volessi iniziare a correre con loro. Da lì è iniziato un percorso fantastico, è nato un nuovo Famara. Non smetterò mai di ringraziare l'Italia. Qui sono stato accolto a braccia aperte».