Martina: "Meno tasse e grano d’alta qualità. Così daremo forza all’agricoltura"

Maurizio Martina: «Serve un patto strategico con i produttori»

Maurizio Martina

Maurizio Martina

Milano, 5 ottobre 2016 - Si inserisce anche lui nella schiera degli ottimisti: «Lavoriamo per vincere la partita con l’Europa», assicura Maurizio Martina. Il ministro alle Politiche Agricole, che

NEI CAMPI Un agricoltore al lavoro; sotto, il ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina
NEI CAMPI Un agricoltore al lavoro; sotto, il ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina
detiene anche la delega sul post-Expo, è nella cabina di regia creata dal Governo per sostenere la candidatura di Milano come futura sede dell’Agenzia europea del farmaco. «Un comparto - sottolinea - dove Milano, con le sue eccellenze, può dire la sua».

In realtà alle porte si aprono scenari ancora tutti da definire. C’è chi, come il sindaco di Milano Beppe Sala, l’ha definita un’occasione. C’è l’impegno del Governo? «È una partita complessa che vogliamo giocare in squadra. Milano ha tutte le carte in regola per essere una candidata credibile e questa operazione si inserisce bene anche nel quadro strategico delle azioni previste per il dopo Expo, in particolare col progetto Human Technopole. Il Governo è in campo al fianco delle istituzioni locali e farà la sua parte fino in fondo. Come fatto sino a qui».

Ministro, la prossima Legge di Bilancio vedrà l’agricoltura protagonista. Tra le prime anticipazioni fatte dal presidente del Consiglio Matteo Renzi c’è il taglio dell’Irpef per gli agricoltori. Che impatto prevedete? «Il nostro obiettivo è tutelare il reddito di chi vive di agricoltura. Per questo l’anno scorso abbiamo deciso di cancellare l’Irap e l’Imu sui terreni. Con la prossima legge di Bilancio completiamo il lavoro tagliando anche l’Irpef, con un intervento sulle rendite catastali dei terreni di imprenditori agricoli professionali e coltivatori diretti. Un taglio di tasse in due anni da 1,3 miliardi di euro non si era mai visto per il settore primario».

Quanto potranno risparmiare le imprese? «Ad esempio per un’azienda florovivaistica toscana di 10 ettari e con un reddito imponibile di 20mila euro il risparmio di Irpef è di circa seimila euro. Attraverso la conferma dell’azzeramento di Irap e Imu, questa cifra è ancora più consistente. Per un’azienda di allevamento lombarda il vantaggio fiscale supera i 12mila euro, considerando anche l’aumento della compensazione Iva».

Per alcuni settori sarà una boccata d’ossigeno davanti alla crisi. Pensiamo alla forte crisi del grano che quest’estate ha visto il crollo dei prezzi ai produttori. Quali sono le proposte del suo Ministero? «Abbiamo dato avvio al piano cerealicolo nazionale con un primo investimento di 10 milioni di euro. Concentriamo le risorse sui produttori agricoli, favorendo i contratti di filiera con l’industria della pasta. L’obiettivo è arrivare a 100mila ettari coinvolti con un aiuto per ettaro da 100 euro. Più in generale serve un patto strategico che coinvolga tutti i soggetti in campo».

Un patto su cosa, in particolare? «Aumento della qualità del grano italiano, più trasparenza nella formazione del prezzo, sperimentazione di un’assicurazione dei ricavi degli agricoltori e indicazione dell’origine del grano nell’etichetta della pasta. Su quest’ultimo fronte dobbiamo fare di più, giocare d’anticipo e dare la massima informazione ai consumatori. Credo possa essere una chiave vincente per tutta la filiera».

Un altro fronte sempre caldo è quello del latte. In questi giorni il latte spot è arrivato a toccare i 41 centesimi con un rialzo che non si vedeva da tempo. La crisi è passata? «Sono segnali importanti, ma la crisi non è passata, perché è strutturale ed europea. Da parte nostra siamo intervenuti con una serie di misure concrete come la moratoria per i debiti degli allevatori e l’aumento della compensazione Iva, che fanno parte di uno stanziamento da oltre 120 milioni di euro. Dall’Europa servono risposte più forti e stabili».

Come giudica l’intervento da 150 milioni che la Commissione ha messo in campo proprio per ridurre la produzione di latte europeo? «È andato nella direzione che chiedevamo: uno strumento d’azione valido per tutta Europa. Il risultato è che per i prossimi 3 mesi ci sarà un milione di tonnellate in meno di latte in tutta l’Ue. Solo 23mila tonnellate sono italiane e anche questo è un dato positivo perché a ridurre sono i Paesi che hanno sovraprodotto come Germania, Francia e Olanda».

Ma l’Europa non è troppo spesso sorda alle richieste delle imprese e dei cittadini? «Continuo a pensare che l’Europa sia una grande opportunità. Ma deve cambiare passo. Fare scelte più coraggiose e più inclusive, dando un taglio netto alla burocrazia. Solo così possiamo rilanciare l’Unione». sandro.neri@ilgiorno.net