Il virus Ebola fa paura. Al Sant’Anna sono pronti

Ecco tutte le procedure per ridurre i rischi. Saranno eventualmente ricoverati pazienti a «basso rischio». Quelli ad alto rischio andranno al Sacco di Milano e allo Spallanzani di Roma di Roberto Canali

La caposala Giuseppina Tamburello e il primario Domenico Santoro. Sant'Anna pronto contro Ebola

La caposala Giuseppina Tamburello e il primario Domenico Santoro. Sant'Anna pronto contro Ebola

Como, 18 ottobre 2014 - A vederla con indosso la speciale tuta anti-contagio la caposala del Sant’Anna sembra una comparsa per un nuovo episodio di Visitor o di Abyss. Maschera protettiva, tuta e guanti neppure un centimetro del suo corpo è esposto al contagio del virus Ebola che anche a guardarlo dalla tranquilla Como fa paura. Malgrado il rischio di contagio sia remoto al Sant’Anna si sono dotati di tutte le procedure per ridurre i rischi al minimo grazie a una procedura ad hoc da applicare in caso di emergenza, corsi di formazione per il personale e l’individuazione di due posti letto nel reparto di Malattie Infettive.

Tutto parte dal Pronto Soccorso, non solo a San Fermo della Battaglia visto che la speciale procedura sarà adottata anche a Cantù e Menaggio. Agli infermieri è stato fornito un questionario specifico per pazienti che riferiscono un possibile contatto con virus Ebola e provengono dai paesi a rischio (ovvero Guinea, Sierra Leone, Liberia e Repubblica del Congo), i quali saranno indirizzati ad una speciale sala visita all’interno del reparto per il temporaneo isolamento del paziente prima del ricovero in ospedale. È stato inoltre definito un percorso «protetto» per i pazienti provenienti dal Pronto Soccorso del Sant’Anna ma anche da altre strutture di Pronto Soccorso fino al reparto. «L’Azienda – spiega il dottor Domenico Santoro, primario dell’unità operativa di Malattie Infettive – si è allertata subito dopo l’allarme lanciato dall’Oms l’8 agosto scorso ha attivato tutti i percorsi da attivare nella remota possibilità di dover ricoverare un caso sospetto a tutela della sicurezza dei pazienti e degli operatori. Inoltre, abbiamo organizzato numerosi corsi di formazione per 240 nostri operatori sia del Sant’Anna che degli altri presidi e acquisito anche specifici dispositivi di protezione». Gli eventuali pazienti saranno curati all’interno della struttura di via Ravona in speciali posti letto collocati in stanze «pressione negativa», studiate per garantire il loro isolamento totale, in pratica da qui i germi possono entrare ma non uscire, grazie a filtri Hepa studiati per bloccare gli agenti infettivi.