Strage di Erba, undici anni dopo la carta disperata di Rosa e Olindo

Accolto il ricorso sull’analisi dei reperti. Parola alla Cassazione

Olindo e Rosa (Cusa)

Olindo e Rosa (Cusa)

Erba (Como), 10 marzo 2017 - Più vicino l’incidente probatorio per esaminare quelli che la difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi considera nuovi e importanti reperti a favore dei coniugi all’ergastolo come unici responsabili della strage di Erba. È stata fissata al 5 aprile l’udienza nella quale la prima sezione della Cassazione deciderà sulla istanza dei difensori. Fabio Schembri, Luisa Bordeaux e Nico D’Ascola chiedono che venga annullata l’ordinanza con cui la Corte d’appello di Brescia ha dichiarato inammissibile il ricorso della difesa (rispondendo che la richiesta di incidente probatorio doveva essere invece presentata a Como e che non era stata avanzata una richiesta di revisione). Annullata l’ordinanza, chiedono i legali della difesa, deve essere l’Appello bresciano, in quanto giudice di revisione, a disporre l’incidente probatorio.

Intanto la difesa segna un punto a suo favore presso la Suprema Corte. Il sostituto procuratore generale Massimo Galli ha depositato la sua requisitoria scritta: il ricorso è giudicato fondato, l’ordinanza bresciana va annullata e deve essere Brescia a farsi carico dell’incidente probatorio. Il pg parla anche dello “stallo” creato dal rimpallo fra Brescia e Como. Il massacro viene consumato la sera dell’11 dicembre 2006 in un grande caseggiato in via Diaz a Erba. Quattro persone vengono trucidate a coltellate e sprangate. I soccorritori trovano i corpi di Raffaella Castagna, di suo figlio Youssef, di due anni e mezzo, della madre Paola Galli nell’appartamento di Raffaella, dato alle fiamme. Al piano di sopra il cadavere di una vicina, Valeria Cherubini. Mario Frigerio, marito di quest’ultima, è sul pianerottolo davanti alla porta di Raffaella Castagna, gravemente ferito ma vivo. Il 3 maggio 2011 la Cassazione rende definitiva la condanna di Olindo Romano e Rosa Bazzi al carcere a vita.

Secondo i legali ci sono tracce biologiche non rilevate nelle indagini: alcune presenze pilifere sulla felpa del piccolo Youssef, un capello castano chiaro lungo dieci centimetri fra la manica destra e il cappuccio, un capello nero di un centimetro e mezzo sulla parte anteriore, due capelli sulla parte posteriore. I margini ungueali e le porzioni dei polpastrelli del bambino, mai analizzati. Le unghie delle altre tre vittime, non esaminate nella loro interezza. Una macchia di sangue sul terrazzino di Raffaella. Un mazzo di chiavi nell’alloggio. Un accendino sul pianerottolo. Mozziconi di sigaretta. I giubbotti di Raffaella Castagna e Valeria Cherubini. Il giaccone di Paola Galli.