Cantù, prima passeggiata per Andrea un mese dopo l'agguato

Il giovane era stato raggiunto da due colpi di lupara sparati da Antonio Manno. Adesso è fuori pericolo

Andrea "Jack" Giacalone insieme ai familiari

Andrea "Jack" Giacalone insieme ai familiari

Cantù (Como), 6 settembre 2016 - Ci vorrà ancora tempo prima di poter tornare alla vita di tutti i giorni, ma Andrea Giacalone sta meglio e l’altro giorno è riuscito a uscire, per una breve passeggiata, in compagnia dei familiari.

A vegliare su di lui mamma Maria e le sorelle, Rosanna e Francesca, che l’hanno spinto su una carrozzina fino al piano terra dell’ospedale Sant’Anna. È passato un mese dai due colpi di lupara sparati a bruciapelo da Antonio Manno. Quei due lampi nel buio che hanno cambiato, per sempre, la vita di Andrea. «Jack è un guerriero - si fanno coraggio gli amici - uno che non si arrende mai, sapevamo che ce l’avrebbe fatta». Per un mese hanno vegliato su di lui, sostenendolo anche quando Andrea non poteva rispondere loro, immobilizzato in un letto nel reparto di Terapia Intensiva a lottare tra la vita e la morte. Dopo due operazioni per ridurre gli effetti devastanti delle fucilate il venticinquenne ha finalmente reagito.

Risvegliato dal coma indotto ha dato segnali più che confortanti, tanto che la scorsa settimana i medici hanno sciolto la prognosi, dichiarando che non era più in pericolo di vita. Una sentenza, la più bella dopo tanti giorni, coincisa con il trasferimento al Maxillo Facciale. Adesso Jack deve pensare solo a guarire - proseguono gli amici - per tutto il resto ci sarà tempo». In quel «resto» c’è la verità giudiziaria della vicenda, il perchè di quell’agguato avvenuto alle tre del mattino di giovedì 4 agosto, in via Corbetta a due passi da piazza Garibaldi affollata all’inverosimile per il Mercoledrink. Oltre mille persone e nessun testimone, tranne la sorella di Andrea, Rosanna, e l’ex-convivente, costrette ad assistere impotenti all’agguato. La prima era passata a prendere il fratello dopo le minacce subite da Antonio Manno, che era passato nel locale dove il ragazzo lavorava come barista per un chiarimento.

A quanto sembra al ventunenne non andava giù l’amicizia tra Andrea e l’ex-convivente, con la quale lui aveva allacciato una relazione sentimentale.Tra i due erano volate parole grosse e Manno andandosene l’aveva minacciato Andrea di fargliela pagare. Nessuno poteva immaginare che il ragazzo volesse vendicare il suo onore a fucilate, ma Andrea qualcosa aveva probabilmente intuito, tanto da spaventarsi al punto tale da telefonare in piena notte alla sorella. I due sono rimasti a parlare in piazza per almeno un’ora dopo l’uscita dal locale, prima di imboccare via Corbetta dove hanno incontrato l’ex convivente di Andrea e poi Antonio Manno, in agguato da chissà quanto con un fucile a canne mozze nascosto sotto un giubbetto. Il resto è cronaca di un tentato omicidio, nell’attesa che siano giudici e avvocati a chiarire i lati ancora oscuri di questa vicenda, a cominciare da chi ha protetto Manno nella sua fuga e che fine ha fatto il fucile. Il «resto» di una storia che per adesso non ha importanza, la cosa che conta adesso è che Jack si sta riprendendo.