Strage piazza Loggia, le motivazioni della sentenza: "Maggi appoggiato da servizi segreti"

"Tutti gli elementi evidenziati convergono inequivocabilmente nel senso della colpevolezza di Carlo Maria Maggi"

La strage di Piazza della Loggia

La strage di Piazza della Loggia

Brescia, 10 agosto 2016 - La strage della Loggia di Brescia è "sicuramente riconducibile" alla destra eversiva e "tutti gli elementi evidenziati convergono inequivocabilmente nel senso della colpevolezza di Carlo Maria Maggi". Lo scrivono i giudici della corte d'assise d'appello di Milano nelle motivazioni in possesso dell'Ansa, delle sentenza con cui condannarono Maggi, allora ispettore di Ordine Nuovo per il triveneto e l'ex collaboratore dei servizi segreti Maurizio Tramonte, all'ergastolo per l'eccidio del 28 maggio del '74

LE MOTIVAZIONI - L'ex ispettore di Ordine Nuovo per il Triveneto, Carlo Maria Maggi, in relazione alla strage di Piazza della Loggia aveva "la consapevolezza" di poter contare "a livello locale e non solo, sulle simpatie e sulle coperture - se non addirittura sull'appoggio diretto - di appartenenti di apparati dello Stato e ai servizi di sicurezza nazionale ed esteri", proseguono i giudici di Milano. L'ex ispettore per il Triveneto aveva maturato la consapevolezza di poter contare sull'appoggio di appartenenti ai servizi di sicurezza, "attraverso le molteplici riunioni preparatorie anche con militari italiani e americani". I giudici, presieduti da Anna Conforti, sottolineano che Maggi "era l'unica figura che, all'epoca dei fatti, coniugava a un tempo: l'ideologia stragista, il parvente instancabile attivismo per riorganizzare in ordine nero gli orfani del dissolto Ordine nuovo", e 'i cani sciolti' dell'estremismo neo fascista. Aveva, inoltre, il carisma per svolgere un ruolo assolutamente centrale in tale opere di costituzione, e poteva disporre di più canali di approvvigionamento di armi ed esplosivi e la disponibilità di gelignite, esplosivo utilizzato per il confezionamento dell'ordigno fatto esplodere in piazza della Loggia "che causò 8 morti e oltre 100 feriti, nel corso di una manifestazione antifascista". La corte sottolinea inoltre che Maggi poteva disporre "di un armiere con le capacità tecniche di Digilio (Carlo, ritenuto l'armiere di O.N.) per confezionare l'ordigno o per intervenire alla bisogna". Maggi avrebbe infine, avuto "la rete di collegamenti necessari per completare la fase esecutiva dell'attentato senza "sporcarsi le mani". I giudici pongono l'accento sui "troppi intrecci che hanno connotato la mal-vita, anche istituzionale, dell'epoca delle bombe". Il presidente Anna Conforti parla di "opera sotterranea" di un "coacervo di forze" che di fatto hanno resto "impossibile la ricostruzione dell'intera rete di responsabilità".

L'ASSOCIAZIONE FAMILIARI DELLE VITTIME - "Questa è una sentenza di estremo valore perché finalmente mette in piena luce quello che si voleva ottenere con la strage di piazza della Loggia". È il primo commento alle motivazioni della sentenza della Corte d'assise d'appello di Milano sulla strage di piazza della Loggia da parte di Manlio Milani, presidente dell'associazione familiari vittime della strage e marito di Livia Bottardi, una delle otto vittime dello scoppio del 28 maggio 1974. "Da questa sentenza - aggiunge Manlio Milani - emerge non solo la responsabilità di Maggi Tramonte, ma anche l'intreccio tra apparati dello Stato che è ancora tutto da scoprire".

IL LEGALE DI TRAMONTE - "Non ho bisogno di leggere le motivazioni della sentenza per dire che è una sentenza ingiusta che condanna un uomo innocente". Questo il commento dell'avvocato Marco Agosti, legale di Maurizio Tramonte. Il legale bresciano entro il 15 ottobre depositerà il ricorso in Cassazione contro la sentenza della Corte d'assise d'appello di Milano. "Tutte le sentenze devono essere rispettate perché si rispetta l'istituzione - ha aggiunto -. Questo non vuol dire che si debba condividerne le decisioni: io sono certo in base agli atti, per quello che è possibile sapere, che Maurizio Tramonte non può essere colpevole".