Yara, i Ris: "Non è possibile una diagnosi certa su tracce Dna"

La relazione dei Ris citata nell'istanza per la scarcerazione di Bossetti: "Non consente di diagnosticare in maniera inequivoca le tracce lasciate da ignoto 1 sui vestiti di Yara"

Yara Gambirasio e Massimo Bossetti

Yara Gambirasio e Massimo Bossetti

Bergamo, 22 settembre 2014 - La relazione del Ris di Parma che hanno indagato sull'omicidio di Yara Gambirasio, la ginnasta 13enne di Brembate Sopra (Bergamo) scomparsa il 26 novembre 2010 e trovata morta in un campo a Chignolo d'Isola il 26 febbraio, porrebbe un appiglio ai legali di Massimo Giuseppe Bossetti che nell'istanza di scarcerazione per il proprio assistito (rigettata due volte, una volta per un vizio di forma, la seconda per la possibilità di reiterazione del reato). Secondo la relazione: "Una logica prettamente scientifica, che tenga conto dei non pochi parametri che si è tentato di sviscerare in questa sede, non consente di diagnosticare in maniera inequivoca le tracce lasciate da ignoto 1 sui vestiti di Yara". Sarà questa la tesi su cui si appoggerà il ricorso al Tribunale della Libertà di Brescia.

I legali riportano anche quella parte della relazione in cui è scritto che “pare quantomeno discutibile come ad una eventuale degradazione proteica della traccia non sia corrisposta una analoga degradazione del Dna”. Questo per sottolineare come per la difesa il Dna “non sia un elemento così scevro da dubbi, tanto da essere individuato sempre dai medesimi Ris come ‘quantomeno discutibile’".