Yara, niente scarcerazione per Bossetti. Colpa di un difetto procedurale

In base a una recente modifica dell’articolo 299 del Codice di procedura penale, la richiesta doveva essere notificata anche ai legali della parte offesa, cioè la famiglia Gambirasio. Ma il passaggio non è stato effettuato di Michele Andreucci

Yara Gambirasio e Massimo Bossetti

Yara Gambirasio e Massimo Bossetti

Bergamo, 12 settembre 2014 - Colpo di scena nell’inchiesta su Massimo Bossetti, il carpentiere di 43 anni in carcere dal 16 giugno con l’accusa di essere il killer di Yara Gambirasio, la ginnasta 13enne di Brembate Sopra scomparsa il 26 novembre del 2010 e ritrovata cadavere tre mesi dopo in un campo di Chignolo d’Isola. Un inghippo procedurale allunga i tempi sulla richiesta di scarcerazione del 43enne: il gip Ezia Maccora ha dichiarato inammissibile l’istanza di 40 pagine presentata dai difensori di Bossetti, gli avvocati Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni.

In base a una recente modifica dell’articolo 299 del Codice di procedura penale, la richiesta doveva essere notificata anche ai legali della parte offesa, cioè la famiglia Gambirasio. Ma il passaggio non è stato effettuato. Per questo i difensori di Bossetti ripresenteranno l’istanza al gip questa mattina, notificandola anche ai legali dei Gambirasio, gli avvocati Enrico Pelillo e Andrea Pezzotta, che a loro volta avranno due giorni di tempo per depositare eventuali osservazioni. Nel frattempo, la procura darà il suo parere. Il giudice avrà cinque giorni di tempo (ma il termine non è perentorio) per esaminare la documentazione e decidere. «Abbiamo già corretto l’istanza — spiegano gli avvocati Salvagni e Gazzetti —. Si è trattato solo di un disguido tecnico, la sostanza non cambia». Al giudice Maccora, lo stesso che a giugno aveva disposto il carcere per Bossetti, motivandolo coi gravi indizi di colpevolezza e il pericolo di reiterazione del reato (dovuto alla ferocia del gesto e alla personalità dell’indagato), i difensori del carpentiere chiedono la scarcerazione del loro assistito. Non solo. Nel documento puntano l’indice contro il Dna, le tracce genetiche dell’artigiano di Mapello rinvenute sui leggings e slip della vittima. L’obiettivo dei due legali è quello di arrivare a un incidente probatorio, una nuova estrapolazione del Dna su ciò che è rimasto di quel sangue.

di Michele Andreucci