Ultimo saluto al partigiano Cin. Quei resti dell’Hotel Meina...

Ha testimoniato l’eccidio a centinaia di giovani partendo da due reperti

Ultimo saluto al partigiano Cin. Quei resti dell’Hotel Meina...

Ultimo saluto al partigiano Cin. Quei resti dell’Hotel Meina...

Il nome di battaglia durante la Resistenza doveva essere Porthos: Luigi Grossi (nella foto), di Arona, con tre amici a 18 anni aveva fatto la propria scelta, la lotta contro il nazifascismo. Erano come i quattro moschettieri, quindi Athos, Aramis, D’Artagnan e Porthos: lui, il più robusto, come nel romanzo di Dumas.

Poi davanti al comandante della Brigata partigiana della Valle Stona dove stava per entrare, la Brigata Alpina Beltrami, alcuni giovani concittadini già nella Resistenza lo riconobbero: "Ma è il Cin", dissero, e il soprannome con cui era conosciuto, come lo chiamavano in famiglia, diventò il nome di battaglia che lo ha accompagnato per tutta la sua lunga vita. Il partigiano Cin è morto a 98 anni, sabato mattina a Varese, dove si era trasferito dopo la Seconda guerra mondiale. Per decenni ha portato la propria testimonianza nelle scuole, trasmettendo agli studenti l’amore per la libertà e la democrazia. Mai retorico, sapeva coinvolgere i giovani.

Una luce speciale si accendeva sul suo volto, sembrava davvero tornare giovane e rivivere quei lunghi mesi di battaglie quando, accanto alle vittorie contro nazisti e fascisti, si facevano i conti più terribili, quelli delle perdite dei compagni di lotta. Fissate per sempre nella memoria, vicende importanti da far conoscere alle nuove generazioni: "Sanno poco – diceva il Cin – invece devono sapere". Aveva vissuto l’esperienza, che tanto aveva fatto sperare, della Repubblica dell’Ossola. "Sono stati giorni meravigliosi", diceva, ma anche momenti drammatici il cui ricordo si faceva doloroso pensando ai compagni, alle giovani vite spezzate nella lotta per la libertà.

Li ha sempre ricordati il Cin nelle proprie testimonianze agli studenti, che lo ascoltavano con attenzione. E si commuoveva, partigiano a 18 anni, pensando ai compagni morti in montagna senza conoscere la bellezza della libertà, ricordando una delle pagine più tragiche vissute sulle sponde del Lago Maggiore, la strage di Ebrei al Meina. Per tutta la vita il Cin è stato fedele ai valori della Resistenza e alla memoria di quei tragici fatti: ogni volta che incontrava una classe di studenti mostrava due pietre, erano dell’Hotel Meina, in quella strage tra le vittime una ragazzina ebrea conla quale aveva condiviso gli anni dell’adolescenza. Il Cin è rimasto fedele a quell’amicizia spezzata per sempre da una guerra e da una folle ideologia, contro cui a 18 anni andò a combattere. Il Cin se n’è andato l’altro giorno nella sua abitazione a Varese.

"Nel 2016 lo avevamo nominato presidente onorario dell’Anpi Provinciale, ci mancherà – diceva ieri commossa Ester de Tomasi, presidente dell’Associazione partigiani provinciale di Varese, che per anni lo ha accompagnato nelle scuole – Nella sua vita ha avuto una missione, parlare ai giovani, trasmettere i valori di libertà e democrazia, i valori della Resistenza cui il Cin è sempre rimasto fedele. Un grande esempio per tutti noi". Domani alle 15 la cerimonia funebre.

Rosella Formenti