
Daniele Belardinelli
Varese, 12 ottobre 2020 - "Non ho investito nessuno, sono solo fuggito spaventato dai disordini". Queste le parole, in sintesi, di Fabio Manduca, nell'udienza a porte chiuse davanti al gup di Milano Carlo Ottone De Marchi, che ha accolto la sua richiesta di giudizio con il rito abbreviato (prima udienza il 2 novembre), per l'accusa di avere travolto e ucciso con il proprio suv Daniele Belardinelli, ultrà del Varese morto negli scontri del 26 dicembre 2018 poco lontano da San Siro prima della partita fra Inter e Napoli.
Manduca, accusato di omicidio volontario, ha chiesto di essere nuovamente interrogato oggi e ai pm Bordieri e Stagnaro ha risposto continuando a negare le accuse e sostenendo che quella fosse la sua prima volta allo stadio per vedere il Napoli. "Ho visto un razzo rosso prima del semaforo - ha detto il 40enne -. Il Ford Transit davanti a me ha fatto retromarcia, l'ho passato a sinistra con il mio Renault Kadjar, poi la polizia ha fatto segno di andare avanti e ho guidato dritto fino allo stadio senza fermarmi".
"Secondo noi non è una versione credibile", ha spiegato l'avvocato Gianmarco Beraldo, legale della mamma di Belardinelli, una delle tre parti civili che si sono costituite, assieme alla moglie dell' ultrà del Varese e alla figlia maggiorenne. Per il legale è anche "una versione che contrasta con altre da lui rese". "Non cambia nulla - ha detto invece il legale di Manduca, Eugenio Briatico -. La versione di Manduca è sempre stata che non si è reso conto di aver investito nessuno, e non cambierà".
Mandica è stato individuato e arrestato nell’ottobre del 2019, al termine di una lunga e laboriosa indagine al fine di ricostruire gli ultimi attimi di vita di Daniele, tra testimonianze e “frame” di decine di immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona, scannerizzate al secondo per poter ricostruire gli esatti accadimenti di quella notte. A inchiodare il 40enne sarebbe stata, secondo la Procura, la consulenza tecnica stilata da diversi professionisti, tra cui l’anatomopatologa Cristina Cattaneo.
Quella sera Daniele, al termine del match, si trovava insieme agli amici nel pieno degli scontri tra tifoserie, tra spranghe e bastoni e strade bloccate, quando all’improvviso un’auto lo ha travolto e ucciso. Il giovane è stato trasportato d’urgenza all’ospedale San Carlo di Milano, ma il suo cuore ha ceduto poco prima della fine dell’intervento chirurgico disperato tentato dai medici. Inizialmente gli investigatori avevano pensato a un incidente e alla decisione dell’automobilista di fuggire via, per paura o desiderio di farla franca senza assumersi alcuna responsabilità. Successivamente si è rafforzata in loro la convizione che quella manovra non fosse stata affatto accidentale.