L’ospedale di Saronno, prendendo atto della gravità del problema legato ai superbatteri killer, ha istituito il gruppo "antimicrobial stewardship". Si tratta di un team formato da operatori sanitari appartenenti a diverse discipline con medici, infermieri, microbiologo, farmacista, igienista epidemiologo, l’infettivologa dottoressa Erika Gianelli che, guidati dal Primario della Uoc Medicina Alba Sciascera, e con l’approvazione della direzione medica di presidio, si dedica a promuovere la consapevolezza di un utilizzo ottimale, ragionevole e mirato degli antibiotici. Nel merito si esprime anche Roberta Tagliasacchi, direttore medico del presidio ospedaliero di Saronno. "Nell’attività ordinaria delle unità operative di Saronno è già prevista da tutti i medici l’attenzione alla gestione della corretta terapia antibiotica, ma questo team multidisciplinare può elaborare ulteriori elementi in termini prospettici utili a migliorare i criteri delle scelte che gli stessi medici devono adottare nei confronti di ogni malato e della sua malattia. Non a caso questo progetto si inserisce nel Piano di Rinnovo dell’ospedale di Saronno orientato a rivolgere uno sguardo anche alla innovazione e alla ricerca scientifica".
Dalla scoperta della penicillina negli anni ’30, molti antibiotici sono stati messi in commercio e la loro indiscussa efficacia ha portato a un utilizzo massivo e spesso improprio, soprattutto in ambito extraospedaliero. Comportamento che ha provocato la nascita dei cosiddetti superbatteri, più comunemente conosciuti come batteri killer. che hanno la capacità di resistere alla terapia antibiotica e sono spesso causa di insuccesso terapeutico e di morte del paziente. La loro diffusione è estremamente veloce e si stima che entro il 2050 i batteri super resistenti saranno la prima causa di morte al mondo, prima ancora di ictus e infarto. L’Italia è il paese europeo maglia nera per le prescrizioni non necessarie e il numero molto alto di batteri super resistenti. Il 65% di questi batteri viene acquisito negli ospedali mettendo a rischio i pazienti più fragili (anziani, oncologici, dializzati, diabetici o affetti da malattie croniche di cuore, polmone o sistema nervoso). Anche gli interventi chirurgici sono messi in pericolo. E il rischio di morte a causa di questi batteri va dal 30 al 70%.Christian Sormani