Saronno, l’ex primario o non c’era o non voleva uccidere: "Assolvete Cazzaniga"

Morti in corsia a Saronno, le richieste della difesa

Leonardo Cazzaniga

Leonardo Cazzaniga

Saronno (Varese), 23 gennaio 2018 - Leonardo Cazzaniga saluta con un ampio cenno del braccio prima di lasciare l’aula dell’udienza preliminare in tribunale a Busto Arsizio. Attento come sempre, ha seguito le parole dei difensori, gli avvocati bresciani Ennio Buffoli e Andrea Pezzangora.

L’ex aiuto primario al pronto soccorso di Saronno è accusato dell’omicidio di nove pazienti in corsia e, in concorso con l’amante Laura Taroni, di quello di tre familiari della donna: il marito Massimo Guerra, la madre Maria Rita Clerici, il suocero Luciano Guerra. Se gli elementi di accusa per le morti in ambito familiare sono le dichiarazioni della Taroni, è la richiesta del difensore Pezzangora, allora Cazzaniga va prosciolto. L’avvocato richiama il controesame di Laura Taroni e le contraddizioni che la difesa ritiene di avere rilevato. La morte di Massimo Guerra. Cazzaniga si fidava delle affermazioni della donna sulla malattia del marito e adeguava le sue prescrizioni. La morte di Maria Rita Clerici. La Taroni sostiene di avere chiamato il compagno, preoccupata per la madre e che questi si recò da lei due volte, alle 19 e alle 20.15 del 4 gennaio 2014. Secondo i difensori, i tabulati telefonici collocano Cazzaniga altrove. Il medico si presentò una sola volta, quando l situazione appariva già compromessa. Non praticò alcuna iniezione nella giugulare della malata. Si adoperò con un bombola dell’ossigeno. Chiamò il 118. La morte di Luciano Guerra. Cazzaniga non era presente in reparto quando, il 20 ottobre 2013, il suocero della Taroni cessò di vivere. Era al pronto soccorso, tanto che Laura gli telefonò due volte in quattro minti. Il sanitario di guardia nel reparto lo conosceva e non ne notò la presenza.

Le morti ospedaliere. Cazzaniga non intendeva uccidere ma lenire le sofferenze. Le richieste formulate dall’avvocato Buffoli sono precise e aprono un’ampia problematica. Deve essere acquisita ogni possibile documentazione sui casi letali, e vanno conosciute le modalità di somministrazione dei farmaci, in bolo, via flebo, diluiti con altre soluzioni oppure no. Devono essere conosciuti i casi, gestiti da Cazzaniga e da altri medici, che hanno avuto invece un esito benigno.