Riprende velocità anche l’impiego femminile ma il divario di genere resta elevato

In un anno ci sono state diecimila assunzioni soprattutto nei settori tradizionali come l’insegnamento, la ristorazione e il settore sociosanitario

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L’allargamento della platea dei lavoratori della provincia di Varese nel 2021 ha coinvolto in particolare le figure che avevano subito maggiormente i contraccolpi dell’allerta sanitaria nel 2020, a partire dalle donne, che nell’ultimo anno hanno visto una crescita degli impieghi pari a 10mila unità. Con la ripresa molte lavoratrici sono ritornate sul mercato del lavoro, con un tasso di occupazione passato dal 56,2% del 2020 al 60% del 2021. Tuttavia il gender gap resta elevato e il tasso di occupazione maschile (72,3%) supera di oltre 12 punti percentuali quello femminile. Le professioni con punte più elevate di donne avviate sono quelle tipicamente a maggior tasso di femminilizzazione: insegnante, assistente sanitario, vigilatrice d’infanzia, educatrice, infermiera, assistente sanitario, impiegata, addetta call center, addetta alle pulizie receptionist, commessa, cameriera, badante, colf.

L’altra categoria che aveva subito un netto calo durante la pandemia e che è tornata a crescere nel 2021 è quella dei giovani fino a 29 anni, per i quali i contratti si sono incrementati del 30% nell’arco di dodici mesi. I giovani under 30 risultano maggiormente avviati nelle professioni qualificate delle attività commerciali e dei servizi (31%), come commessi, camerieri, aiuto cuochi e baristi. Un’altra importante quota di giovani è impiegata nelle professioni tecniche, tra cui spiccano le professioni di assistente sanitario, vigilatore d’infanzia, procacciatore d’affari e programmatore informatico.

L.C.