Gallarate, ricatto per lavorare: mille euro l'assunzione e poi metà stipendio

Gli estorsori erano due impiegati dell'ufficio del personale di una società di manutenzione strade, estranea ai fatti: tutti stranieri i ricattati

CANTIERI I venti lavoratori erano  impiegati sulle grandi autostrade del Nord Italia

CANTIERI I venti lavoratori erano impiegati sulle grandi autostrade del Nord Italia

Gallarate (Varese), 5 settembre 2018 - Vuoi lavorare? Paga. L’ultima frontiera del raffinato sistema di sfruttamento del caporalato è stata oltrepassata nel Varesotto. Fino a mille euro per ottenere il posto di lavoro e quasi metà stipendio per tenersi l’impiego, una volta tenuto il contratto. Vittime dell’estorsione venti operai stranieri, assunti presso una grossa azienda di manutenzione stradale, con importanti appalti nel settore dei lavori pubblici. Beneficiari dell’affare a senso unico, due responsabili della selezione del personale, che hanno incassato i contanti fin quando uno dei lavoratori non si è ribellato. I due estorsori, entrambi bengalesi, sono stati arrestati ieri dalla Polizia di Stato di Gallarate, al termine di un’indagine coordinata dalla Procura di Busto Arsizio.

I due avevano fatto carriera, dopo essersi stabiliti in Italia, riuscendo a ottenere un contatto come impiegati nell’ufficio selezione del personale della società, estranea ai fatti, che in tutto il Nord Italia lavora per tenere in efficienza le autostrade. A loro era stata affidata la selezione di operai idonei a incarichi manuali, quasi tutti stranieri. Avrebbero potuto quindi garantire a loro volta un lavoro e un futuro sicuro a connazionali e non, verso i quali probabilmente i titolari della società si aspettavano avrebbero avuto un atteggiamento magnanimo. Nulla di tutto ciò si è però verificato, in quanto i due impiegati, 25 e 50 anni, si sono trasformati in spietati estorsori che agli aspiranti nuovi operai ponevano condizioni da usurai. Per ottenere il posto di lavoro, in sede di colloquio, veniva loro chiesta il pagamento di una cifra “una tantum”, un extra compreso tra i 300 e i 1000 euro, con la promessa non scritta di continuare a pagare anche dopo aver ottenuto il contratto, sottraendo dal proprio stipendio una percentuale che a seconda dell’arbitrio dei due sfruttatori oscillava tra il 30 e il 40 per cento della busta paga.

Almeno in venti avrebbero accettato le condizioni dei due ricattatori, pur di assicurarsi un posto di lavoro sicuro. Questo almeno fino alla scorsa primavera quando, forse perché spinto da nuove esigenze familiari o forse solo perché stanco di sottostare a quel ricatto ingiusto, uno degli operai scelti dalla coppia di impiegati infedeli ha deciso di ribellarsi. Una volta smesso di pagare la quasi metà del suo compenso mensile ai due, l’uomo sarebbe stato però licenziato con un pretesto. Giustamente infuriato per quanto accaduto, il lavoratore ha deciso a quel punto di andare a denunciare tutto alla Polizia. Così sono partite le indagini, coordinate dai pm di Busto Arsizio Francesca Gentilini e Martina Melita, che sono risalite a tutti gli altri lavoratori della medesima provincia, sottoposti a estorsione. Le indagini però proseguono in tutto il Nord Italia, con deleghe ai rispettivi uffici giudiziari di competenza, dato che la società si occupa appunto della manutenzione stradale in diversi territori, anche fuori Lombardia.