
Varese – Un colpo di scena si aggiunge alla già gravissima vicenda dell’11enne adescata e abusata sessualmente da un 25enne, ora condannato a cinque anni di carcere per abusi su minore dal Tribunale di Varese. Anche la madre della ragazzina, anzi della bambina, è finita nel registro degli indagati. La sua colpa sarebbe quella di aver consentito alla figlia di prendere il treno da sola per andare a scuola. La donna dunque è indagata “per non aver vigilato – spiega l'avvocato di parte civile Massimo Tatti, che nel processo in primo grado contro il 25enne rappresentava la donna e la figlia –. Come se la mia assistita avesse qualche responsabilità nell'accaduto. È una madre separata di quattro figli. Ha permesso che la figlia compisse un breve tragitto in treno per andare a scuola. Non è certo responsabile di quello che è accaduto”.
Il 25enne, arrestato lo scorso marzo, ha abusato sessualmente della ragazzina intercettata sui social. Lei ha detto alla mamma che andava da un'amica e la donna le ha concesso di prendere il treno "come faceva per farla andare a scuola – spiega l'avvocato Tatti –. La mia assistita ha altri tre figli. E lavora. Non avrebbe avuto la possibilità di accompagnare tutti. Il tragitto in treno era breve. In orario diurno. Ed è stata lei a capire e subito denunciare cosa era accaduto alla bambina. Perché punirla? Non è certo lei la responsabile dell'accaduto”.
Il 25enne, fingendosi più giovane, ha convinto la ragazzina a mandargli delle foto prima e ad incontrarlo poi a casa sua "dove erano presenti le sorelle e i genitori - aggiunge l'avvocato Tatti -. Non solo. Dopo aver abusato della bambina in ogni modo, il 25enne, insieme al padre, altro adulto, hanno portato la piccola a mangiare una pizza. Ma la mia assistita è finita nel registro degli indagati perché, dovendo lavorare, le faceva prendere un treno. Francamente mi pare inaccettabile”.
Come detto, sono state la madre e la sorella a scoprire l'accaduto. A quel punto è emersa la verità, confermata da una visita al pronto soccorso alla quale è seguita la denuncia. Ieri la condanna in primo grado. Il 25enne si è difeso sostenendo di essere convinto che la ragazzina fosse più grande.