REDAZIONE VARESE

Cassano Magnago: moglie segregata in casa: "Non fu riduzione in schiavitù"

Accusa derubricata in maltrattamenti in famiglia. Resta in cella il marito di una giovane pakistana, scarcerata la suocera di ANDREA GIANNI

Il pm Paola Biondolillo

Cassano Magnago (Varese), 17 maggio 2016 - Per aver recluso in casa in casa e trattato "come una schiava" per quattro anni una giovane pakistana, il marito e la suocera della vittima, arrestati a febbraio dai carabinieri di Busto Arsizio, rischiavano una condanna fino a 20 anni di reclusione. Il reato che li aveva portati in carcere, quello di riduzione in schiavitù, è stato però derubricato nella contestazione meno grave di maltrattamenti in famiglia.

Una decisione presa dal pm della Direzione distrettuale antimafia di Milano (competente per il reato di riduzione in schiavitù), Paola Biondolillo che, di conseguenza, ha trasmesso il fascicolo d’inchiesta alla Procura di Busto Arsizio, in seguito a un’audizione della vittima con la formula dell’incidente probatorio. La decisione sarebbe dovuta ad alcune risposte della ragazza alle domande del gip di Milano Manuela Cannavale. La giovane (oltre a lei sono stati sentiti i suoi due fratelli) avrebbe confermato le violenze subite nel corso degli anni. Ma ha riferito che, anche se avesse avuto la possibilità, non sarebbe uscita di casa.

"Non avevo la patente - ha spiegato - non avevo amici e non conoscevo la lingua italiana". I difensori degli indagati hanno poi mostrato due fotografie nelle quali la ragazza è immortalata all’aria aperta, assieme ai parenti, sostenendo che "non era segregata" nella casa di Cassano Magnago. Elementi che hanno portato alla derubricazione del reato. L’accusa di riduzione in schivitù rischiava infatti di non reggere nel corso di un eventuale processo. Il marito, anche lui pakistano, resta in carcere. Mentre la suocera è stata scarcerata e nei suoi confronti è stata emessa la misura del divieto di avvicinamento alla vittima. Assistita dall'avvocato Laura Satta, la pakistana di 25 anni aveva trovato il coraggio di denunciare il marito e i parenti dell'uomo. Ora si trova in una struttura protetta assieme alla figlia.