
La conferenza stampa in Procura dopo il fermo
Jerago con Orago (Varese), 10 agosto 2016 - La mattina dello scorso 2 giugno Emmanuel Djakourè, il 21enne che ha confessato l’omicidio di Claudio Silvestri, aveva afferrato alla gola e minacciato di morte un ragazzo di 15 anni, che stava cercando di farsi restituire il suo telefono cellulare rubato su un treno in transito a Busto Arsizio. Il giovane, già noto alle forze dell’ordine, poco dopo era stato bloccato dalla polizia. Il 6 luglio, un mese dopo, un nuovo episodio. Djakourè era stato arrestato per rapina impropria: aveva strattonato l’addetto alla sicurezza di un negozio in piazza Monte Grappa, nel centro di Varese, che lo aveva sorpreso mentre rubava alcuni abiti.
Segnali di una violenza pronta a esplodere che, nella notte tra giovedì e venerdì scorso, ha trasformato il 21enne, noto alle forze dell’ordine per furti di biciclette e altri reati di poco conto, in un assassino spietato. Nato in Costa d’Avorio il 28 dicembre 1994, Emmanuel Djakourè è arrivato in Italia a 14 anni, nel 2008, raggiungendo la madre a Cassano Magnago, nella casa del nuovo compagno della donna, un italiano. Negli anni successivi la madre si è trasferita in Gran Bretagna, portando con sè il fratello minore. Lui è rimasto con il patrigno a Cassano Magnago ma, ben presto, i rapporti si sono fatti difficili. Dopo una bocciatura a scuola il giovane ha rinunciato a prendere il diploma e ha iniziato a vivere di espedienti. Da mesi non tornava a casa e trovava ospitalità da amici tra Ferno e Lonate Pozzolo, dove è stato fermato, coltivando una relazione stabile con una ragazza. Batteva la zona delle stazioni, tra Busto Arsizio, Gallarate e Varese, in cerca di denaro. Un’esistenza precaria che, nonostante la giovane età, lo aveva già portato a collezionare precedenti di polizia. Lo scorso 2 giugno da ladro di biciclette si era trasformato in rapinatore, con l’episodio del furto di un telefono cellulare sul treno sfociato in un’aggressione ai danni della vittima. Era stato bloccato dalla polizia, ma la 'lezione' non è servita.
Un mese dopo ha preso di mira il negozio di vestiti nel centro di Varese, dove è stato arrestato per rapina impropria. Il gip di Varese gli aveva offerto una possibilità di riscatto, rimettendolo in libertà dopo la convalida dell’arresto. Intanto erano state avviate, in parallelo, procedure che presto avrebbero potuto portare a un’espulsione dall’Italia. "È di sostegno psicologico che l’odierno arrestato ha forse drammaticamente bisogno - annotava il gip - per essere aiutato nel processo di maturazione". Il giudice sottolineava nell’ordinanza il pericolo di una "possibile deriva che rischia di diventare totale adesione alla devianza della microcriminalità se non sarà fermata in tempo". Un mese dopo, Emmanuel Djakourè ha strangolato Claudio Silvestri, in una nuova esplosione di violenza che non ha trovato ostacoli. E da rapinatore si è trasformato in killer spietato.