Morazzone, uccide il figlio di 7 anni. Il legale: "Vuole morire, scuote il capo e tace"

Davide Paitoni si trovava ai domiciliari con l'accusa di tentato omicidio per aver accoltellato un collega di lavoro. Ma era stato autorizzato dal giudice a vedere il piccolo

La zona dove è stato catturato Davide Paitoni

La zona dove è stato catturato Davide Paitoni

Morazzone (Varese), 3 gennaio 2021 - Lutto a Morazzone, in provincia di Varese, dove ieri, Davide Paitoni ha ucciso il figlio di 7 anni epoi ha accoltellato la moglie. L'uomo era stato autorizzato dal gip a vedere il piccolo, anche se si trovava ai domiciliari con l’accusa di tentato omicidio per aver aggredito un collega di lavoro il 26 novembre scorso. Lo ha confermato all'Adnkronos l'avvocato Stefano Bruno. 

Il legale ha inoltre spiegato che "era una misura a termine per tre mesi, quindi non perché ci fosse pericolo di reiterazione o di fuga ma solo per esigenze istruttorie". Se fino a metà dicembre non ha potuto vedere il figlio per "motivi burocratici", poi il rapporto è ripreso, dopo l'istanza del giudice necessaria nel caso di persone non conviventi. "Non capisco - ha sottolineato il difensore - questo accanimento nei confronti di un giudice bravissimo, è anche molto scrupoloso. E' chiaro che se fosse stato ai domiciliari per violenze domestiche era un conto, ma era agli arresti domiciliari per una vicenda completamente avulsa dai rapporti madre- figlio- marito e assolutamente controversa perché è da chiarire se Paitoni abbia aggredito o si sia difeso".

Dopo l'omicidio del piccolo e il ferimento dell'ex "hanno parlato di codice rosso, ma non abbiamo né un avviso di garanzia, né una misura cautelare, né un avviso di chiusura indagine per reati rientrati nell'alveo del codice rosso", ha svelato il difensore. "Non c'erano ragioni per impedire a un padre gli arresti domiciliari per una vicenda di tutt'altra natura di vedere il figlio e la moglie. Se fossero stati conviventi e non separati di fatto non ci sarebbe stato neanche bisogno di autorizzare a vedere il figlio. Il giudice ha fatto un provvedimento umanamente e giuridicamente assolutamente comprensibile", ha aggiunto Stefano Bruno.

Poi, riguardo il suo assistito, ha detto: "Si trova in uno stato preoccupante di confusione. Dice che vuole morire, poi tace. L'ho visto ieri dai carabinieri, appena era stato portato in caserma e l'ho rivisto stamattina in carcere e resta confuso". "Ho cercato di parlargli del bambino, ma lui continua a scuotere il capo e dice poche parole molto sottovoce: dice una parola, poi cambia discorso. E' come uno che si sta lentamente risvegliando da un incubo", ha sottolineato il difensore. Intanto, è stato fissato per domani l'interrogatorio fi garanzia del 40enne.  L'uomo è accusato di omicidio premeditato: ha ucciso il figlio di 7 anni con una coltellata alla gola e ha nascosto il corpo del bimbo in un armadio nell'appartamento. quindi ha accoltellato ripetutamente anche l'ex moglie prima di fuggire. Il motivo?  Presumibilmente per punire la donna, madre di suo figlio, che gli aveva chiesto la separazione, ottenendola.

La tragedia  ha scatenato varie polemiche sia politiche che sui social media, in molti si domandano se quanto accaduto avrebbe potuto essere evitato. E c'è anche chi insulta l'avvocato di Paitoni.  "Mi continuano ad arrivare telefonate di insulti e minacce, ma questo è il mio lavoro", ha raccontato Bruno.  "C'è una frase bellissima che ho sulla mia scrivania: 'Proprio nel difendere il più mostruoso degli assassini l'avvocato è posto a tutela di diritti fondamentali che appartengono a tutti perché non ammettono deroghe ed eccezioni'. Difendendo il peggiore degli assassini difendo il diritto di tutti, è questo che la gente non capisce", ha concluso il legale che è anche papà.