REDAZIONE VARESE

Mix di virtuale e reale ora il crimine è “onlife“: "Web, rischi sottostimati"

Violenze e social: un mix esplosivo, in cui il confine tra virtuale e reale è sempre più labile, tanto...

Violenze e social: un mix esplosivo, in cui il confine tra virtuale e reale è sempre più labile, tanto che ormai si parla di “violenza onlife“. Il caso di Busto Arsizio ne è l’evidenza: inizia con l’uso incontrollato del web da parte di minori - secondo Save the Children il 62,3% dei preadolescenti ha un account social e uno su tre fra i 6 e i 10 anni usa lo smartphone tutti i giorni - e arriva alle forme criminali. Secondo la polizia postale, nel 2024 sono cresciuti i casi di grooming, adescamento online, +5% sul 2023. Aumentano anche le violenze sessuali sui minori di 14 anni: in base al Dipartimento di pubblica sicurezza del ministero dell’Interno, si è passati da 93 casi denunciati nel 2019 a superare i 100 (137 del 2022, 103 nel 2023). Cosa fare per difendere i minori? "Revenge porn, alienazione dalla vita reale, molestie sono i maggiori rischi che si corrono sul web secondo i giovani sotto i 26 anni – spiega Federica Giannotta, responsabile advocacy e programmi Italia di Terre des Hommes, che ha da poco pubblicato un’indagine sulla sicurezza in rete –. Segnali che devono allarmare? Quando dall’altra parte dello schermo l’interlocutore chiede riservatezza, il “non dirlo a nessuno“, così come bisogna sempre verificare se il profilo è reale, se ci sono contatti veri, o se fittizio". La tecnologia corre molto più veloce di leggi e formazione. "Per il revenge porn, ad esempio, la norma non contempla l’uso dell’intelligenza artificiale per la manipolazione dei video, così come non c’è una legge che punisce il deep nude, sempre più frequente".

I rischi sono sottostimati: secondo un’indagine di ActionAid, un giovane su cinque non ritiene violenza la diffusione di foto online. "Il tema è complesso e richiede una presa di responsabilità dell’intera comunità. L’educazione è fondamentale – sottolinea Maria Sole Piccioli, responsabile Education di ActionAid Italia (nella foto) – ma le famiglie sono poco preparate, mentre nelle scuole si parla, giustamente, delle opportunità legate agli strumenti digitali, ma poco dei rischi. Bisognerebbe anche introdurre l’educazione all’affettività nelle scuole. I detrattori dicono che non serve, che non c’è mai stata: prima non c’era il web". Federica Pacella