Manfrinati, l’accusa a Lavinia di sottrazione di minore

Processo a Busto Arsizio per sottrazione di minore tra ex coniugi, con tragica vicenda a Varese. Procura chiede archiviazione, difesa si oppone. Altri procedimenti in corso.

Manfrinati, l’accusa a Lavinia di sottrazione di minore

Manfrinati, l’accusa a Lavinia di sottrazione di minore

Si è svolta ieri mattina al Tribunale di Busto Arsizio l’udienza per il processo per sottrazione di minore scaturito dalla denuncia che Marco Manfrinati, 40 anni, presentò nei confronti dell’ex moglie Lavinia Limido 37 anni.Tutto era avvenuto nei mesi precedenti la tragedia che si è consumata in via Menotti a Varese il 6 maggio scorso con l’omicidio dell’ex suocero Fabio Limido,71 anni e il tentato omicidio dell’ex moglie, salvata dall’intervento del padre. Dietro la mattanza la difficilissima separazione della coppia e in particolare il divieto di avvicinamento di Manfrinati, ex avvocato, al figlio di 4 anni dopo le molteplici denunce per maltrattamenti e stalking presentate a suo carico dalla ex moglie e dagli ex suoceri. Il quarantenne, assistito dall’avvocato Fabrizio Busignani aveva denunciato l’ex moglie per sottrazione di minore.

La procura di Busto Arsizio ha chiesto l’archiviazione delle accuse a carico di Lavinia Limido, mentre il difensore di Manfrinati si è opposto alla richiesta. Ieri la discussione davanti al Gip del Tribunale di Busto Piera Bossi che si è riservata sulla decisione. Sempre a Busto Arsizio è pendente un secondo procedimento nel quale Lavinia Limido accusa l’ex marito di maltrattamenti, anche in questo caso la procura ha chiesto l’archiviazione con opposizione della famiglia Limido assistita dall’avvocato Fabio Ambrosetti, il 6 giugno la discussione davanti al Gip. Manfrinati il 5 giugno comparirà invece in tribunale a Varese per il processo per stalking nei confronti dell’ex moglie e dell’ex suocera. Denuncia a cui era seguito il divieto di avvicinamento alla ex moglie, allora la Procura aveva chiesto l’arresto del quarantenne, negato dal Gip del Tribunale di Varese che aveva disposto la misura del divieto di avvicinamento. Dopo la tragedia del 6 maggio il giudice del Tribunale varesino ha aggravato la misura, disponendo la custodia in carcere anche per l’accusa di atti persecutori.

Rosella Formenti