Bufera corruzione a Lonate, in un libro mastro nomi e cifre

Le perquisizioni degli inquirenti. Oggi interrogatorio di garanzia per il sindaco Rivolta

Il sindaco Danilo Rivolta

Il sindaco Danilo Rivolta

Lonate Pozzolo (Varese), 18 maggio 2017 - Sono già partiti ieri e proseguiranno oggi gli interrogatori di garanzia degli indagati a vario titolo per corruzione, abuso di ufficio e tentata concussione, a seguito dell’indagine che ha investito martedì mattina il primo cittadino di Lonate Pozzolo Danilo Rivolta. Ieri pomeriggio è stato sentito il fratello del sindaco, Fulvio Rivolta, ai domiciliari per presunta corruzione che, difeso dall’avvocato Alberto Arrigoni, si è avvalso della facoltà di non rispondere "in quanto l’interrogatorio è stato fissato all’indomani dell’esecuzione della misura – ha spiegato l’avvocato Arrigoni – e non abbiamo avuto il tempo di visionare gli atti. È presto per qualsiasi considerazione. I miei assistiti sono comprensibilmente preoccupati, ma relativamente sereni". Arrigoni, insieme al collega Felice Brusatori, difende anche Orietta Liccati, compagna del sindaco e indagata per concorso in corruzione.

È previsto invece per questa mattina l’interrogatorio di garanzia del sindaco Danilo Rivolta, anche lui assistito dall’avvocato Brusatori. Successivamente sarà la volta di Aldo Sangalli, imprenditore e legale rappresentante della “Malpensa Parking s.r.l” , ai domiciliari con un’accusa per corruzione, assistito dall’avvocato Stefano Besani. Gli inquirenti, nella giornata di ieri, hanno sentito quali persone informate sui fatti il vicesindaco di Lonate Pozzolo con deleghe all’Edilizia privata Sabrina Marino, e il socio di Fulvio Rivolta, estraneo all’inchiesta. Quest’ultimo, a quanto si è appreso, avrebbe riferito agli inquirenti di numerosi contrasti con i fratelli Rivolta, fino a un contenzioso, a causa delle spese a sua detta "folli" caricate sui conti dello studio, tra cui l’acquisto di un’Audi Q7 per il sindaco. Lo stesso avrebbe riferito che "in quello studio decidevano tutto loro". E dalle perquisizioni operate dalla Gdf di Varese, incaricata dalla Procura di Busto Arsizio della frangia finanziaria dell’inchiesta, è saltato fuori il “libro mastro” di Rivolta, una serie di documenti con nomi e cifre che il primo cittadino custodiva in casa sua e che comproverebbero la corruzione di cui è accusato.

A casa del fratello invece è stata rivenuta una colonna dal possibile interesse storico-archeologico, che verrà presa in visione dalla Sovrintendenza dei Beni Culturali di Milano, con l’apporto dei carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Artistico di Monza. Nell’inchiesta, tra le intercettazioni telefoniche dove il sindaco Rivolta si pone con fare "prepotente", come è stato definito dagli investigatori, spicca quella in cui comunica alla Liccata la decisione di voler togliere il Comando della Locale a Maria Cristina Fossati: "E noi siamo operativi, noi le teste ci piace tagliarle...".