Infanticidio del figlio appena nato, forse no, ma non è ancora detto che effettivamente non si sia trattato di un omicidio. Lo stabiliranno i giudici di Cassazione. Al momento non è stata ancora scritta la verità giudiziaria sulla morte del piccolo Liam, morto il 15 ottobre 2015 a Ballabio, nel Lecchese, a soli 28 giorni, in seguito ad una polmonite provocata da un indebolimento generale dovuto alle botte in testa che gli sarebbero state inferte dalla mamma. Liam era stato ricoverato due volte: la prima perché sarebbe caduto dalle braccia della mamma, la seconda per strani rigonfiamenti alla testa. I genitori, mamma Aurora Ruberto di 40 anni, e il papà Fabio Nuzzo, 46 anni, sono stati processati con l’accusa di omicidio volontario in concorso: lei perchè avrebbe percosso il neonato, provocandone la morte, il marito per omissione di soccorso. In primo grado il papà è stato assolto, mentre la la mamma condannata a 10 anni per omicidio preterintenzionale. In secondo grado è stata poi assolta, perché, in base a diverse perizie contrastanti, non ci sarebbe prova che la polmonite che ha ucciso Liam sia stata provocata dallo schiacciamento del cranio dovuto alle percosse inferte a Liam dalla madre. D.D.S.
CronacaLiam, quelle ferite fatali difficili da giudicare