ENRICO CAMANZI
Cronaca

La morte di Gigi Riva. La giovinezza del grande bomber in Lombardia

Era cresciuto nell’Ala, società dilettantistica di Leggiuno. L’allenatore Giovanni Spertini fu il primo a credere nelle sue qualità.

LEGGIUNO (Varese)

Gigi Riva, il Rombo di Tuono che portò lo scudetto a Cagliari e vinse un campionato europeo con la maglia azzurra, è morto dopo essere stato ricoverato in ospedale,vittima di uno scompenso cardiaco. Le condizioni di Riva, che da tempo viveva sull’isola che lo adottò dopo il tricolore del 1970, sono precipitate all’improvviso.

Inizialmente dagli ambienti familiari era filitrata la notizia che l’ex attaccante dovesse essere sottoposto oggi, martedì 23 gennaio, a un intervento chirurgico che dovrebbe consentirgli di tornare a casa dopo un periodo di degenza all’ospedale Brotzu di Cagliari, dove è stato ricoverato domenica sera.

Se Riva è ormai da anni cittadino di Cagliari e per le sue sorti ha palpitato un’isola intera, che si riconobbe in quella squadra leggendaria, capace di superare la concorrenza dei grandi club, anche un angolo del nord ovest lombardo piange il calciatore nato nel 1944. Il triangolo formato da Leggiuno e Laveno Mombello, località della sponda magra del lago Maggiore e, più giù, Legnano, marca le prime tappe della carriera di Gigirriva. E in questi territori resta vivo il ricordo delle prime imprese calcistiche del bomber. Gigi Riva nasce a Leggiuno, paese affacciato sul Verbano, noto per uno splendido eremo, meta ogni anno di centinaia di visitatori. Mamma Edis è casalinga, il papà Ugo lavora come barbiere e come sarto. Quando Luigino ha 9 anni, il padre muore per un incidente sul lavoro e la madre è costretta ad andare a lavorare nella manifattura di Leggiuno.

Cresce nell’Ala, società dilettantistica di Leggiuno, dove come allenatore trova Giovanni Spertini, il primo a credere nelle sue qualità. Da qui passa al Laveno Mombello, società più strutturata dove, in due anni, dal 1960 al 1962, segnò 62 gol. Per ogni vittoria riceveva un premio di 2.000 lire, ricorderà in un’intervista concessa a Il Giorno qualche anno fa. I tifosi, entusiasti, gli affibbiarono il soprannome di “Ul furzelina” (il forchetta).

Le sue gesta in riva al lago gli guadagnano le attenzioni del Legnano. I lilla, che nel decennio precedente hanno fatto il pendolo fra serie A e serie B, languono in terza divisione. Il diciannovenne Riva si mette in evidenza, marcando 5 reti in 22 partite, compresa una doppietta sul campo della Sanremese.

Il caso vuole che Legnano sia la base del Cagliari quando i sardi giocano in trasferta al nord (all’epoca, per limitare le spese di viaggio, il club dei quattro mori disputava due match di fila in casa e due in trasferta): proprio nel corso di questi soggiorni i dirigenti rossoblù notano le potenzialità di Riva, mettendo le mani sul suo cartellino prima delle grandi squadre. È l’inizio di una lunga storia d’amore, culminata nell’incredibile cavalcata scudetto del 1970 e nel giuramento di eterna fedeltà, nonostante i ripetuti corteggiamenti juventini.

Il sindaco di Legnano Lorenzo Radice e l’assessore allo Sport Guido Bragato e tutta la Giunta esprimono il loro cordoglio. Nel 2022 a Riva venne conferita la benemerenza civica: "Quel giornon non potè essere presente alla cerimonia, ma speravamo in un suo viaggio a Legnano. Purtroppo non è stato possibile".