ANDREA GIANNI
Cronaca

Siriano fermato, il portavoce degli islamici di Varese: "Siamo una comunità sana"

I frequentatori della moschea cittadina avrebbero cercato di fermare Mahmoud Jrad, il presunto foreign fighter siriano arrestato dalla Digos

Giorgio Stabilini, portavoce comunità islamica varesina

Varese, 5 agosto 2016 - Alcuni dettagli emersi dall’inchiesta che ha portato al fermo del presunto foreign fighter siriano Mahmoud Jrad dimostrano che a Varese «c’è una comunità sana», che «i controlli e le nostre regole interne funzionano». Ne è convinto Giorgio Stabilini, portavoce della comunità islamica di Varese, che conosce il 23enne e la sua famiglia, residente nel quartiere popolare di San Fermo.

Mahmoud e i suoi parenti, come tanti altri fedeli musulmani, frequentano la moschea Omar Al Faruk di via Giusti, dove ogni venerdì la comunità si ritrova per la preghiera. Dagl atti dell’inchiesta condotta dalla polizia di Genova e Varese e coordinata dalla Procura distretturale anti-terrorismo della città ligure, emerge che il 23enne a Varese non avrebbe trovato terreno fertile per le sue idee radicali. Tanto che, per organizzare il viaggio in Siria per unirsi alle milizie di Al-Nusra assieme al fratello minore, indagato a piede libero, si sarebbe rivolto a una rete salafita che lo ha indirizzato verso una serie di contatti a Genova.

Tra le persone indagate nell’inchiesta compaiono infatti tre imam della città ligure (un albanese e due marocchini), e in moschee salafite di Genova sono state anche eseguite perquisizioni. Mentre un imam di Varese, secondo gli inquirenti, avrebbe cercato di dissuadere Mahmoud dal suo proposito. Un episodio significativo è riportato nel decreto di fermo a carico del giovane, che ora si trova nel carcere dei Miogni. Lo scorso 18 giugno il padre, che in precedenza avrebbe cercato in tutti i modi di far cambiare idea al ragazzo, ha invitato nella sua casa a San Fermo «lo sceicco Amine» della moschea di Varese «nel tentativo di convincere il figlio a non mettere in atto i suoi progetti». Mahmoud (la conversazione è stata intercettata dalla Digos) sarebbe rimasto quasi sempre in silenzio ascoltando il discorso del religioso che in seguito, parlando con il padre, ha spiegato di avergli già consigliato in passato di «non contattare i gruppi che uccidono le persone».

«Non sono a conoscenza di questo episodio - spiega Stabilini - Mahmoud è un ragazzo irrequieto, con me non ha mai parlato delle sue idee sulla politica o sulla religione perché tutti sanno come la penso su certe cose. Nella nostra comunità non ha trovato ascolto, e questo dimostra che stiamo lavorando bene. Persone che fanno cose sbagliate possono esserci sempre, noi siamo sereni e in tanti ci stanno dimostrando un grande affetto». Stabilini, ieri, ha incontrato il padre di Mahmoud, che sta attraversando un periodo difficile.