
Laura Taroni in aula nel processo di primo grado
Milano, 12 febbraio 2021 - Laura Taroni, l'ex infermiera dell'ospedale di Saronno, accusata di aver ucciso il marito Massimo Guerra e la madre Maria Rita Clerici con un cocktail di farmaci, è stata condannata a una pena di 30 anni anche nel processo d'appello bis. La sentenza è stata pronunciata oggi nel primo pomeriggio dal collegio giudicante della Corte d'Assise d'Appello di Milano. Si trattava del processo-bis di secondo grado, dopo che la Corte di Cassazione aveva annullato la prima sentenza d'appello perché nelle motivazioni della sentenza erano "saltate" per un errore trenta pagine. Secondo l'accusa Taroni avrebbe commesso gli omicidi nell'ambito della sua relazione "criminosa e sentimentale" con l'ex vice primario del Pronto Soccorso di Saronno Leonardo Cazzaniga, condannato all'ergastolo in primo grado per la morte in corsia di dieci pazienti, ricoverati nel presidio di prima assistenza saronnese e per i decessi di Massimo e Luciano Guerra, rispettivamente marito e suocero di Laura Taroni, con la quale aveva una relazione.
Delusione per la sentenza è stata espressa dagli avvocati dell'ex infermiera. "Mi aspettavo che venisse presa in considerazione la personalità di Taroni, sono delusa perché non sono state recepite le indicazioni della Cassazione", ha detto l'avvocato Monica Alberti. Il legale di Taroni, in coppia con il collega Cataldo Intrieri, ha annunciato ricorso in Cassazione e ha detto di essere "curiosa" di leggere le motivazioni perché la Corte ha cancellato una delle tre aggravanti contestate alla donna (la premeditazione), ma ha confermato, comunque, la pena. "Bisognerà capire che calcolo sulla pena è stato fatto", ha aggiunto la difesa che puntava sull'incapacità di intendere e di volere dell'ex infermiera, dopo che la Cassazione aveva annullato con rinvio il verdetto del primo processo d'appello.
Nell'ultima udienza prima che i giudici entrassero in camera di consiglio sono state lette alcune pagine scritte nella sua cella del carcere di Como dall'ex infermiera, arrestata nel 2015 insieme all'anestesista. Taroni si è rivolta direttamente ai giudici: "Ho ritrovato la donna che ero e la madre che voglio essere, nessuno meglio di me crede nella finalità rieducativa della pena, in carcere ho ritrovato serenità, penso ai miei figli e alla possibilità di riabbracciarli". In sede di requisitoria questa mattina il sostituto procuratore generale Nunzia Ciaravolo, chiedendo la conferma della condanna a 30 anni per Taroni, aveva ribadito in fase di repliche come anche l'ultima perizia psichiatrica avesse escluso che la donna fosse affetta da patologie psichiatriche e inferma di mente e, dunque, incapace di intendere e volere. La difesa, invece, aveva chiesto per lei l'assoluzione. "La sua attrazione per la morte - ha detto il magistrato - non ha aspetti psicopatologici".