Morti in corsia a Saronno, ergastolo per l'ex medico Leonardo Cazzaniga

Il legale dell'imputato: "E' molto provato, ricorreremo in Appello"

Leonardo Cazzaniga

Leonardo Cazzaniga

Saronno (Varese), 27 gennaio 2020 - Condannato all'ergastolo, con tre anni di isolamento diurno, Leonardo Cazzaniga. La presidente della Corte d'Assise di Busto Arsizio, Renata Peragallo, ha letto il dispositivo poco dopo le 17, dopo sette ore di camera di consiglio. Cazzaniga, 64 anni, ex aiuto primario del pronto soccorso del presidio ospedaliero di Saronno, era imputato per 15 omicidi: le 12 cosiddette "morti in corsia" avvenute tra i pazienti del presidio ospedaliero in provincia di Varese e i 3 familiari (marito, madre e suocero) della sua ex amante, la cosiddetta "infermiera killer" Laura Taroni, a sua volta già condannata a 30 anni di carcere. Tutti, per l'accusa, provocati con farmaci somministrati in sovradosaggio e in sequenza secondo il cosiddetto "protocollo Cazzaniga".

L'ex medico è stato assolto da tre dei 15 omicidi contestati nel capo d'imputazione: assolto perché il fatto non sussiste per la morte del paziente Antonino Isgrò, per il quale la perizia "super partes" disposta dalla Corte non aveva ravvisato un chiaro nesso causale fra la somministrazione dei farmaci e il decesso, e per la morte del paziente Domenico Brasca, ultimo caso emerso nell'intera vicenda. Ma anche per non avere commesso il fatto per l'omicidio di Maria Rita Clerici, mamma di Laura Taroni. L'ex medico è però stato condannato alle pene accessorie dell'interdizione perpetua dai pubblici uffici e dell'interdizione per 5 anni dalla professione medica.  

Condannati per omessa denuncia e favoreggiamento personale di Cazzaniga a 2 anni e 6 mesi i medici della commissione nominata dall'ospedale per verificare l'operato del vice primario: l'ex direttore generale dell'ospedale di Saronno (Varese) Paolo Valentini, l'ex direttore sanitario Roberto Cosentina, l'ex direttore del Pronto  Soccorso Nicola Scoppetta e il medico legale Maria Luisa Pennuto.  La Corte d'Assise di Busto Arsizio ha invece assolto l'oncologo Giuseppe di Lucca dalle accuse di omessa denuncia riguardo il ricovero del paziente Angelo Lauria "perché il fatto non sussiste".

"Non ho nulla da dichiarare", ha detto dopo la lettura del verdetto il procuratore Gian Luigi Fontana, la cui richiesta al carcere a vita è stata accolta. "Il mio assistito è molto provato, come lo siamo tutti noi", ha invece commentato l'avvocato Ennio Buffoli riguardo lo stato emotivo di Cazzaniga, che ha appreso telefonicamente dallo stesso legale la condanna all'ergastolo. "Rispettiamo la sentenza, ma ci sentiamo liberi di non condividerla - ha aggiunto - bisogna spiegare come si sostiene la volontarieta' degli omicidi negli ospedali. Leggeremo le motivazioni". "Non sono sollevata, la condanna non può lenire il nostro dolore, il modo in cui questi eventi ci hanno travolto, soprattutto i miei nipoti", ha detto Gabriella Guerra, sorella di Massimo Guerra, una delle persone morte.

Cazzaniga questa mattina era presente in aula. Nel settembre dello scorso anno aveva ottenuto gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico nell'abitazione dei genitori, a Cusano Milanino. E' stato ricondotto in carcere a Busto Arsizio nel pomeriggio di giovedì. A rimandarlo in cella è stata la decisione della Cassazione che ha respinto il ricorso della difesa perché fosse revocata l'ordinanza del tribunale del Riesame di Milano che accoglieva il ricorso della procura di Busto e rimandava il medico dietro le sbarre.  Il dibattimento, iniziato nel maggio del 2018, ha occupato oltre sessanta udienze.

In mattinata non c'erano state le repliche della difesa e dei pubblici ministeri difesa. Leonardo Cazzaniga aveva letto una dichiarazione di 15 pagine, scritta a mano in stampatello: da qualcuno - aveva detto l'ex primario - "“verrà intesa come subdolo tentativo di 'captatio benevolentiae' . Dico solo che questo è il mio autentico 'doloroso sentire'". "Pur nella acuta consapevolezza d'essere imputato di 14 omicidi volontari, quindi un "demonio", un "killer spietato" - aveva spiegato Cazzaniga - ribadisco di non aver mai agito come Lady Macbeth suggerì al consorte". Nella sua dichiarazione aveva ringraziato i difensori per quella che per quello che ha definito "un percorso titanico" e la procura per l'atteggiamento mai privo di rispetto nei suoi confronti.  Un ringraziamento era andato anche agli agenti della penitenziaria di Busto e a Stefano Binda (accusato dell'omicidio di Lidia Macchi e poi riconosciuto innocente) "prezioso compagno di percorso penitenziario". Infine un pensiero agli anziani genitori, presso i quali ha trascorso il periodo agli arresti domiciliari.