Il futuro dell’ospedale Sant’Antonio Abate torna in Consiglio comunale, il 27 novembre, con una mozione presentata dalle opposizioni (Pd,Lista Silvestrini, Città è Vita, Obiettivo comune Gallarate, +Gallarate) che chiede una posizione chiara alla maggioranza. Il documento impegna. "Il Sindaco e la Giunta comunale a richiedere ad Arexpo e Regione Lombardia che nel futuro accordo di programma relativo al destino del sedime dell’attuale ospedale Sant’Antonio Abate siano preservate quante più funzioni sanitarie territoriali ed essenziali pubbliche possibili, destinando a tali funzioni oltre ad altri anche l’attuale padiglione Trotti-Maino". L’impegno prevede anche di "escludere l’insediamento di strutture cliniche private o convenzionate che rappresenterebbe uno sfregio alla storia e alla tradizione sanitaria della città".
Sull’argomento intervengono le Acli gallaratesi che hanno partecipato alla promozione e alla realizzazione delle iniziative e delle mobilitazioni di fronte al progressivo abbandono e degrado dell’ospedale di Gallarate. Scrivono in un comunicato: "Sollecitate dal quotidiano contatto con i problemi e le preoccupazioni dei cittadini sulla loro salute e sulle difficoltà di curarsi, le Acli vogliono stare al fianco e dare voce alle migliaia di persone del gallaratese che nel corso degli anni si sono viste sottrarre il diritto alla salute e sono costrette a rinunciare a curarsi per la mancanza di risorse economiche personali".
Quindi si sottolinea: "A fronte di richieste del permanere di alcune funzioni sanitarie che si considerano rilevanti, come l’Ospedale di Comunità con 40 posti letto (struttura sanitaria di ricovero che svolge funzione intermedia tra domicilio e ricovero ospedaliero, per pazienti che necessitano di assistenza infermieristica h24/o in condizioni sanitarie non trattabili a domicilio)l’asst Valle Olona ha fatto sapere che rimarranno solo le risposte territoriali previste e non si aggiungerà nulla". Le Acli gallaratesi quindi fanno rilevare la mancata promozione del coinvolgimento dei cittadini sui progetti futuri insieme alla mancanza di informazioni utili e di un confronto tra forze politiche e anche con le realtà sociali. R.F.