
Giuseppe Uva
Varese, 4 marzo 2016 - Scontro tra Lucia Uva e l'avvocato Luciano Di Pardo, che fa parte del collegio difensivo dei due carabinieri e dei sei poliziotti sotto processo con l'accusa di omicidio preterintenzionale in relazione alla morte di Giuseppe Uva, l'uomo deceduto nel giugno del 2008 all'ospedale di Circolo di Varese dopo aver trascorso parte della notte nella caserma dei carabinieri, che l'avevano fermato ubriaco in via Dandolo.
In un passaggio della sua arringa davanti alla Corte d'Assise di Varese, il difensore si è soffermato sull'ipotesi che Uva avesse avuto in passato una relazione con la moglie di un carabiniere. "Si è trattato di una spalmata gratuita di fango sull'onore di una famiglia - ha sottolineato -. Come si può pensare che una donna sposata possa tradire il marito per un clochard sporco e puzzolente?". Ha sottolineato, inoltre, che l'uomo "viveva di espedienti" ed era stato "abbandonato dai suoi familiari che ora sono in cerca di un risarcimento".Lucia Uva, sorella di Giuseppe e parte civile nel processo, ha replicato all'affermazione con un breve video pubblicato su Facebook, girato fuori dal palazzo di Giustizia di Varese. "E' una cosa indegna - ha detto la donna - è stata offesa la memoria di mio fratello, chiamandolo clochard sporco e puzzolente. Prima di raccontare menzogne su mio fratello - ha concluso - l'avvocato si dovrebbe sciacquare la bocca". Al termine del suo intervento l'avvocato Di Pardo ha chiesto l'assoluzione del suo assistito, un carabiniere. Poi ha preso la parola in aula l'avvocato Pietro Porciani, un altro difensore, che si è associato all'istanza del collega.