Caso Uva, 10 anni di inchieste e processi fra Varese e Milano

La ricostruzione della vicenda giudiziaria per la morte dell'artigiano varesino avvenuta nel giugno 2008

Un'immagine di Giuseppe Uva

Un'immagine di Giuseppe Uva

Varese, 31 maggio 2018 - Dopo quasi 10 anni si è concluso oggi con un verdetto ancora di assoluzione, l'ennesimo round di un incontro che presumibilmente vedrà un terzo grado di giudizio vista l'enorme distanza fra le tesi di accusa e difesa sulla morte di Giuseppe Uva. Una differenza che ha caratterizzato l'intera vicenda. I dubbi e le contrapposizioni hanno riguardato ogni aspetto del caso: le modalità dell'arresto, l'attendibilità del testimone principale, fino alle stesse cause della morte.

PERCHE' E' MORTO GIUSEPPE UVA? - Di sicuro a causa di un'aritmia cardiaca, sostiene una perizia disposta dai giudici. Per il resto, la narrazione della fine del manovale, deceduto dopo essere stato portato nella caserma dei carabinieri di Varese il 15 giugno del 2008, ha preso strade incompatibili nelle parole del sostituto pg Massimo Gaballo e degli avvocati dei due carabinieri e dei sei poliziotti imputati di omicidio preterintenzionale e sequestro di persona. Per loro, assolti in primo grado, erano state chieste pene fino a 13 anni.

IL TESTIMONE CHIAVE - Alberto Bigioggero, quella sera era con Giuseppe Uva. Bevevano, fumavano hashish e facevano rumore in strada. Avevano ribaltato dei cassonetti della spazzatura. Il teste ha raccontato che uno dei carabinieri, quando li vide, disse a Uva: "Proprio te cercavo, questa notte non te la faccio passare liscia". Una lezione che, secondo Bigioggero, il giovane si sarebbe 'meritato' perché si vantava di avere avuto una relazione con la moglie del carabiniere. Ha raccontato, poi, di aver visto i carabinieri percuoterlo prima di caricarlo in macchina e di averlo sentito urlare in caserma. Per il pg il teste, "nonostante i problemi psichiatrici e l'abuso di alcol, era perfettamente capace di intendere e di volere, come ha riferito in aula un consulente. Nel corso dei vari interrogatori, ha sempre mantenuto fermo il nucleo fondamentale delle sue dichiarazioni, nonostante le modalità degradanti con le quali è stato sentito da accusa e difesa durante le indagini e il processo di primo grado". L'avvocato Duilio Mancini sintetizza cosi' la posizione espressa dalle difese: "Fa rabbrividire che la vita degli imputati rischi di essere distrutta dalle farneticazioni di questo personaggio, parricida reo confesso (proprio ieri è stato condannato a 14 anni di carcere per l'omicidio del padre, ndr). Questo testimone ha avuto una serie impressionante di ricoveri per problemi psichiatrici, è tossicodipendente e facilmente suggestionabile. Si è calato nel ruolo di protagonista principale partecipando a numerose trasmissioni televisive e alimentando con le sue calunnie il processo mediatico". 

IL FERMO E IL TRASFERIMENTO IN CASERMA - Per l'accusa, furono "totalmente illegittimi". "Si puo' trattenere una persona in caserma solo nei casi previsti dalla legge o se la persona rifiuti di declinare le proprie generalita' - argomenta il pg Gaballo - e non c'e' prova del rifiuto di Uva. D'altra parte i carabinieri conoscevano molto bene la sua identità perché ci avevano gia' avuto a che fare. Avrebbero dovuto chiamare il 118 perche' non stava bene". Di tutt'altro avviso l'avvocato Mancini: "Nessun arresto, ne' legale, ne' illegale, ma un semplice accompagnamento in caserma. Come hanno spiegato gli imputati, Uva era pericoloso e doveva essere neutralizzato perche' era una fonte di disturbo per gli altri. L'unico modo di farlo era toglierlo dalla strada. Mettetevi nei panni dei cittadini che stavano alla finestra, disturbati dal rumore e che pretendevano che le forze dell'ordine rimuovessero questa situazione perché non ne potevano piu' del trambusto. La migliore prova della loro innocenza e' che non lo hanno arrestato per resistenza a pubblico ufficiale, a conferma della buona fede e che non avevano nessun parafulmine da crearsi". All'alba del 14 giugno, Uva viene sottoposto a un trattamento psichiatrico obbligatorio in caserma e poi trasferito nell'ospedale di Varese dove morira' alle 11 del mattino. Dell'inchiesta si occupano i pm Agostino Abate e Sara Arduini, secondo i quali la morte sarebbe stata collegata alla somministrazione di farmaci da parte dei sanitari, incompatibili con l'alterazione alcolica. I due vengono trasferitidal Csm per omissioni e ritardi nelle indagini ma anche gli altri due magistrati che si occupano dopo della vicenda (Felice Isnardi e Daniela Borgonovo) chiedono l'assoluzione degli imputati, pronunciata in primo grado il 15 aprile del 2016 'perche' il fatto non sussiste'. 

IL MOVENTE - La presunta liason con la moglie del carabiniere, secondo il pg. O, almeno, la vanteria. "Non abbiamo prova che questa relazione ci fosse, ma nemmeno che non ci fosse - sostiene il pg - E' certo invece che Bigioggero ha messo a verbale che Uva si vantava di questa relazione. Una vanteria che era piu' che sufficiente per una punizione. Stiamo parlando dii persone che non si fanno nessuno scrupolo a piegare i propri doveri istituzionali a interessi privati". "Nessuna prova" su questo flirt, e' la tesi dell'avvocato Ignazio La Russa, che assiste un poliziotto. "Lo sforzo del pg e' arrivato addirittura a disonorare la moglie del carabiniere, e uso un termine che in certi ambienti ha ancora un significato".

LE LESIONI -  Per il rappresentante dell'accusa, le lesioni sulla sommità del cranio e alla base del naso "sono lievi e non idonee a provocarne la morte" ma vanno inserite nell'esplodere di quella "tempesta emotiva" che avrebbe fermato per sempre il cuore di Uva. Secondo l'avvocato Mancini, "Uva si feri' con atti di autolesionismo", ma per il pg "non poteva sbattere la testa dappertutto, come sostenuto dagli imputati, e provocarsi solo piccole lesioni: Uva non era di gomma".

GLI INSABBIAMENTI - Sono quelli di cui, per l'accusa, si sarebbe reso responsabile il procuratore di Varese Agostino Abate, che per questa vicenda è stato sanzionato in primo grado dalla sezione disciplinare del Csm. Inoltre, "Bigioggero è stato interrogato in primo grado con modalità barbare in violazione della legge che proibisce metodi che influiscano sulla libertà di autodeterminazione. Andatevi a vedere il suo esame durato due udienze - così il pg ha esortato i giudici - e verificate se davvero i pm volessero accertare la verità. Vedrete che il presidente della Corte ha perso il controllo del dibattimento". "Il pg - ribatte La Russa - è stato costretto a creare uno scenario con argomenti che non ho quasi mai trovato nei processi. Ha avuto il coraggio di arrivare a denigrare tutti i pm che hanno operato in questo processo: Abate, Arduini, Borgonovo, Isnardi. Se è vero che Abate ha sempre avuto comportamenti sopra le righe (il pm Agostino Abate che condusse le prime indagini ed è stato sottoposto a procedimento disciplinare per omissioni e ritardi in questa vicenda, ndr), la Arduini (il pm Sara Arduini che affianco' Abate, ndr) mi dicono essere una tranquilla signora ed è inimmaginabile che Borgonovo (Daniela Borgonovo, pm varesino che chiese l'assoluzione, ndr) e Isnardi (il pg Felice Isnardi che riaprì le indagini, ndr) facciano parte di un complotto. Gaballo ha dovuto costruire un complotto per la debolezza degli strumenti accusatori a sua disposizione".

DI COSA E' MORTO UVA? - Secondo le difese, per un attacco di cuore, determinato anche da una patologia cardiaca di cui soffriva. A ucciderlo, secondo la Procura Generale, sarebbe invece stata la "tempesta emotiva originata dal suo illegittimo trasferimento in caserma". Oggi la corte ha sentenziato che non ci sono stati comportamenti illeciti.

(fonte AGI)