Da Varese e Bergamo: 20 foreign-fighter italiani schierati con i curdi contro l’Isis

Lombardi con il mitra. "Il califfo è caduto, ma la lotta continua come prima"

Claudio Locatelli

Claudio Locatelli

Varese, 26 giugno 2018 - Ha combattuto a fianco delle milizie curde per liberare Raqqa, l’ex “capitale” del sedicente Stato Islamico nel Nord della Siria caduta lo scorso ottobre dopo mesi di lotta casa per casa. Poi è tornato a Varese e, dopo una sosta, nel marzo scorso è ripartito per le zone dove si concentrano le ultime sacche di resistenza degli jihadisti. Riccardo “Botan” è uno dei foreign fighter italiani che ancora si trovano nel Kurdistan siriano, il Rojava, inquadrato nell’unità internazionale della milizia Ypg della regione a maggioranza curda. Con lui c’è il siciliano Paolo Andolina. Altri combattenti - come il 30enne di Curno, in provincia di Bergamo, Claudio Locatelli - sono rientrati in Italia e seguono a distanza gli sviluppi politici in una regione che non trova pace, al centro di una partita a scacchi fra potenze come gli Stati Uniti, la Russia e la Turchia, dove domenica le elezioni presidenziali hanno visto la conferma di Erdogan ma anche l’ingresso in parlamento del partito filo-curdo Hdp. Sono una ventina gli italiani che dal 2015 hanno combattuto in Siria contro l’Isis. Si sono addestrati nei campi, hanno imparato a maneggiare le armi e sono stati istruiti sulle tecniche della guerriglia.

«Sono stato a pochi centimetri dalla morte, quando ci sfioravano i proiettili, e ho visto una cinquantina di compagni cadere in battaglia», spiega Locatelli, che ha raccontato la sua esperienza al fronte nel libro “Nessuna resa”, scritto con il giornalista Alberto Marzocchi. «Sono fiero di quello che ho fatto - prosegue - dopo la vittoria a Raqqa e sette mesi e mezzo in Siria ho deciso di tornare e di portare avanti in Italia, partecipando a incontri e divulgando informazioni su Facebook, l’impegno per questa causa. Quando sono partito sapevo che l’Isis era il nemico da sconfiggere». Il varesino Riccardo “Botan”, che preferisce non far sapere il suo cognome, altro reduce di Raqqa, invece, ha deciso di rientrare in Siria. Attraverso un file audio risponde ad alcune domande, dal campo nella zona di Ash Shaddadi, vicino al confine iracheno, dove si concentrano gli scontri con gli ultimi jihadisti.(1-Continua)