Delitto Macchi: Esercito al Sass Pinì, si cerca il coltello

Verranno perlustrate anche tre case abbandonate a ridosso dell'area boschiva dove nel gennaio 1987 fu trovato il cadavere

Militari al Sass Pinì

Militari al Sass Pinì

Cittiglio (Varese), 2 novembre 2016 - Sono iniziate le ricerche dell'arma del delitto, e di tracce riconducibili all'omicidio avvenuto trent'anni fa, nei boschi del Sass Pinì di Cittiglio dove nel gennaio 1987 fu trovato il cadavere della studentessa Lidia Macchi, massacrata con 29 coltellate.

Una squadra di genieri dell'Esercito perlustrerà tre case abbandonate, disabitate anche all'epoca, nella località frequentata negli anni da gruppi di tossicodipendenti. Poi le ricerche, condotte anche con metal detector e geo-scanner, si sposteranno nell'area boschiva, posta sotto sequestro. Oggi ha condotto un sopralluogo anche il sostituto pg di Milano Carmen Manfredda, che coordina le indagini condotte dalla Squadra mobile, riaperte recentemente e sfociate lo scorso gennaio nell'arresto di Stefano Binda, accusato di aver violentato e ucciso la ragazza, sua ex compagna di liceo. Ricerche dell'arma del delitto sono già state condotte nei mesi scorsi in un parco a Varese, nell'ipotesi che Binda possa aver nascosto il coltello nell'area verde quasi trent'anni fa. Sono stati trovati e analizzati alcuni coltelli che, però, non sarebbero riconducibili al delitto Macchi.

Per questo gli inquirenti hanno deciso di avviare nuove ricerche in una parte circoscritta della zona boschiva dove fu trovato il cadavere della ragazza, riverso a terra vicino alla sua auto. Intanto i difensori di Binda, gli avvocati Sergio Martelli e Roberto Pasella, hanno presentato un nuovo ricorso al Tribunale del Riesame di Milano (l'udienza è fissata per il prossimo 16 novembre), impugnando il provvedimento con cui il gip di Varese Anna Giorgetti aveva respinto la richiesta di scarcerazione dell'indagato.