ANDREA GIANNI
Cronaca

Rolando Del Torchio: "Robert mi diceva di non mollare"

L'ex missionario rapito nelle Filippine ricorda i momenti con Robert Hall, il compagno di prigionia ucciso dai terroristi

Rolando del Torchio

Angera (Varese), 14 giugno 2016 - "Nei giorni successivi al mio rapimento Robert mi aveva esortato e non mollare, a non arrendermi: lui, purtroppo, non ce l’ha fatta". L’ex missionario Rolando Del Torchio, originario di Angera, è stato liberato lo scorso 8 aprile nelle Filippine, dopo sei mesi trascorsi nelle mani del gruppo islamico Abu Sayyaf, affiliato all’Isis.

Uno dei suoi compagni di prigionia, il canadese Robert Hall, ieri è stato decapitato, dopo che le richieste di riscatto non sono state accettate. La memoria dell’ex missionario del Pime, che ha appreso della morte del canadese dai media filippini, torna a quei terribili momenti, e il suo pensiero è rivolto agli ostaggi (tra loro anche un gruppo di filippini) che ha avuto modo di incontrare nei mesi trascorsi in prigionia. Un altro canadese che aveva conosciuto, John Ridsdel, 68 anni, è stato decapitato dai terroristi islamici. La testa è stata abbandonata lungo una strada della cittadina di Samal Island, nel sud del Paese.

"Ho avutola fortuna di sopravvivere - spiega Rolando Del Torchio - loro non ce l’hanno fatta. Ho avuto modo di incontrare Robert Hall quando, in occasione di scontri a fuoco con l’esercito, trasferivano tutti gli ostaggi in una zona protetta dalle pallottole. Robert mi diceva “don’t give up, non arrenderti“. Sono molto preoccupato per la sorte degli altri ostaggi - prosegue - spero in una loro liberazione". I due canadesi Robert Hall e John Ridsdel erano stati rapiti insieme a un norvegese, Kjartan Sekkingstad, e alla filippina Marites Flor. Gli islamisti ora minacciano di uccidere anche loro se non verrà pagato il riscatto. La decapitazione di Hall è avvenuta poco dopo la scadenza dell’ultimatum imposto dal gruppo, che chiedeva 600 milioni di pesos (11,6 milioni di euro) per il rilascio dei tre ostaggi.

Rolando Del Torchio, 57 anni, fu rapito lo scorso 7 ottobre nel suo ristorante a Dipolog City, sull’isola di Mindanao, assaltato da un commando armato. Dopo la liberazione è tornato ad Angera, dove sta trascorrendo un periodo di riposo assieme alla madre e ai familiari che vivono nel paese affacciato sul lago Maggiore. "La mia intenzione è quella di rientrare nelle Filippine - spiega Rolando - la mia vita è lì e ho bisogno di lavorare. Sarà un rientro graduale, dovrò valutare attentamente eventuali pericoli".

L’esercito filippino in questi giorni sta lanciando un’offensiva contro Abu Sayyaf, che ha la sua roccaforte in un pugno di isole nel sud del Paese, dove è stato tenuto prigioniero l’ex missionario che vive nell’arcipelago asiatico da quasi trent’anni. Una zona insanguinata da attentati e violenze. Le indagini sul rapimento di Rolando Del Torchio hanno avuto una svolta con l’arresto, nella penisola di Zamboanga, di un uomo che sarebbe coinvolto nell’organizzazione del blitz. L’uomo, arrestato con l’accusa di sequestro di persona, è Sehar Muloc, noto nell’area anche come «Comandante Occhi Rossi». Secondo gli inquirenti ha aiutato i rapitori a individuare come obiettivo l’ex missionario italiano. "Il suo nome non è sconosciuto - riferisce Rolando - ma non ho mai avuto modo di incontrarlo nei mesi in cui sono stato tenuto prigioniero".