Varese, 25 marzo 2024 – Ingenti somme di denaro che avrebbe dovuto impiegare per i compiti che il tribunale gli aveva assegnato utilizzate per scopi personali: per questo un commercialista nominato curatore fallimentare è stato indagato dalla Guardia di Finanza e al termine delle investigazioni il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio.
Nel corso di un'udienza tenutasi dinanzi al Giudice Fallimentare , il professionista ha dichiarato di aver distratto parte delle somme ricavate dalla vendita dei beni immobili di proprietà dei soci della società, utilizzandole illecitamente per fini propri, estranei alla procedura fallimentare di cui il citato professionista era stato nominato curatore.
Le indagini di polizia giudiziaria condotte dai finanzieri del Gruppo di Varese hanno messo in evidenza un collaudato sistema nel quale l'indagato riusciva a distrarre fondi dalle società in crisi, a discapito dei creditori per fini personali e totalmente estranei al compito da lui accettato nell'ambito delle procedure fallimentari, lasciando i creditori con debiti ingenti ed in condizioni economiche precarie.
Di fatto, l'indagato si è appropriato indebitamente di rilevanti somme di denaro di pertinenza di almeno 10 procedure fallimentari e concorsuali da lui gestite su incarico del Tribunale di Varese al deliberato illecito scopo Referente: di soddisfare propri interessi in danno della procedura andando così a concretizzare la fattispecie delittuosa di peculato.
L'indagato utilizzava i proventi illeciti sia per propri scopi personali quali, ad esempio, l'acquisto di autovetture, di immobili o il pagamento di tutte le spese inerenti viaggi in mete esotiche, sia trasferendoli in altre attività economiche, a lui comunque riconducibili, al fine di non consentirne l'identificazione della provenienza illecita rendendosi responsabile del reato di autoriciclaggio.
In definitiva, il profitto dei reati addebitati all'indagato nell'ambito della gestione delle diverse procedure fallimentari che gli sono state assegnate è stato quantificato in circa un milione e 300mila euro. In seguito alle evidenze emerse, l'indagato è stato cancellato dall'albo dei Dottori Commercialisti di Varese.