REDAZIONE VARESE

Cardano, sparò alla sindaca in municipio: era malata, attenuanti al killer

La Cassazione: nuovo processo per l'ex vicecomandante della polizia municipale Giuseppe Pegoraro

L’arresto di Giuseppe Pegoraro

Cardano al Campo (Varese), 8 febbraio 2018 - Non solo le ferite provocate dai tre colpi esplosi dalla pistola del vigile urbano Giuseppe Pegoraro, ma anche altre possibili concause nella morte di Laura Prati, sindaca di Cardano al Campo. La prima sezione penale della Cassazione, con una sentenza di poco più di 22 pagine, apre uno spiraglio che potrebbe togliere l’ergastolo a Giuseppe Pegoraro, ex vicecomandante della polizia municipale di Cardano.

I giudici della Suprema Corte hanno annullato la sentenza con cui la Corte d’Assise d’appello di Milano, il 19 aprile del 2016, aveva confermato la condanna al carcere a vita e ha rimandato il processo ad un’altra sezione (la seconda) dell’Assise d’appello milanese. Questo con una indicazione importante: vanno concesse le attenuanti generiche. E qui che Pegoraro può puntare le sue speranze di sottrarsi all’ergastolo. IL 2 luglio 2013, spinto dal rancore per la conferma della sospensione per sei mesi dal servizio dopo una condanna per peculato, l’uomo si arma e irrompe nel comune di Cardano. Qui esplode tre colpi di 7.65 contro il vicesindaco Costantino Iametti e subito dopo altri tre contro la Prati. Le condizioni della sindaca appaiono subito le più gravi. Ricoverata prima a Gallarate e poi a Varese, nonostante con il trascorrere dei giorni si alimentino le speranze, la sindaca spira il 22 luglio.

Causa della morte, secondo la sentenza di secondo grado, la dissecazione dell’arteria cerebellare provocata dagli spari e dalla conseguente caduta al suolo. Quindi fra i colpi di Pegoraro e la morte della Prati esiste un nesso diretto di causalità. Al contrario, gli “ermellini” romani non ritengono che possa esserci un’unica causa. Secondo la sentenza «dagli atti emergono almeno altri due fattori di produzione di della dissecazione che ha determinato l’infausto esito. Al di là della ipotesi di malformazione, vi è infatti ampio riferimento negli esami diagnostici e nelle cartelle cliniche a un possibile aneurisma». Quindi un problema preesistente, congenito. Di qui la decisione della Cassazione di un nuovo processo e di riconoscere a Pegoraro le attenuanti generiche.