Busto Arsizio, 15enne molestata dal coach. La mamma: "Lo vedeva come un padre e si fidava"

L’orco sarebbe un allenatore la vittima una pallavolista. "Lo vedeva come un padre e si fidava di lui"

Pallavolo

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Busto Arsizio (Varese) - Violenza sessuale su minore: la Procura di Busto Arsizio ha aperto un fascicolo a carico di un allenatore di volley che avrebbe abusato di una ragazzina di 15 anni, residente nel Varesotto, atleta della squadra che da un anno allenava. Le indagini proseguono nel massimo riserbo mentre l’uomo sarebbe già stato allontanato dalla società. Una drammatica vicenda, accaduta nel corso dell’anno, che ieri è stata raccontata con sofferenza davanti alle telecamere del Tg 3 Rai dalla mamma della 15enne. Una ragazzina che ama lo sport, si diverte con le compagne di squadra, com’è giusto a quell’età, ma l’incontro con il nuovo coach, arrivato da poco, simpatico, che sa carpire la sua fiducia, spezza all’improvviso, violandola, quella serenità.

Dietro la maschera c’era l’orco. Ha raccontato la mamma, con coraggio, che la figlia "vedeva l’allenatore come un padre, si fidava". Ed è quell’uomo che un giorno invita la 15enne a un allenamento in palestra da sola. La mamma l’accompagna, non c’è nulla che possa suscitare sospetti, invece in quell’ora la ragazzina avrebbe subito molestie e abusi sessuali, incapace di sottrarsi, come racconta poi alle compagne e alla mamma. Ed è la ragazza che tra le lacrime chiede alla madre di denunciare, " fai quello che devi fare". La donna con coraggio, perché vuole che non ci siano altre vittime di malsane attenzioni, di abusi, rompe il silenzio e denuncia. La Procura di Busto Arsizio ha aperto un fascicolo, il caso è stato segnalato anche alla Procura federale del volley.

Accanto alla famiglia della ragazzina c’è l’associazione Changethegame, impegnata nella battaglia contro violenze e abusi sessuali nel mondo dello sport per smascherare i responsabili che purtroppo in tanti casi continuano la loro attività sportiva, con il rischio che ci siano altre vittime. È importante per questo l’appello della presidente dell’associazione, Daniela Simonetti. "Assistiamo a un aumento delle denunce – dice –, c’è qualche cambiamento, ma i casi nascosti sono ancora troppi, perché denunciare non è semplice. Se nel caso di un minore, non c’è qualcuno che ti capisca, che ti ascolti e che ti dia la giusta attenzione, è chiaro che questo porta al silenzio, a non denunciare. Quindi ascoltiamo i nostri ragazzi, facciamo attenzione ai segnali che ci mandano". Lo sport deve essere pulito, come lo sono i sogni dei ragazzi.