REDAZIONE VARESE

Una provincia di Varese estesa fino al Canton Ticino: l’ipotesi "annessione" incontra consensi

La proposta del fondatore della Lega Sud svizzera, Luciano Milan Danti, è vista di buon occhio da alcuni esponenti del mondo politico ed econoomico bosino. Colombo (Confapi): "Saremmo il Paese più competitivo al mondo" di Corrado Cattaneo

Sono circa 26mila i frontalieri varesini in Svizzera

Varese, 10 marzo 2015 - C'è chi sorride e chi quasi si arrabbia. Chi non ne vuole nemmeno sentir parlare e chi, ne approfitta per riflettere su "una frontiera che proprio non ha senso". Di certo fa discutere il programma della Lega Sud, formazione politica che correrà alle elezioni cantonali ticinesi di aprile con un sogno in testa: "L’autodeterminazione del Ticino - spiega il presidente e fondatore, Luciano Milan Danti -: il popolo ticinese deve poter decidere il proprio futuro, con un referendum. Potrà scegliere di fare Stato a sé, come il Liechtenstein, oppure aggregarsi alla Lombardia". Un programma che per questo 33enne ticinese, residenza e lavoro a Ronco Sopra Ascona, sul versante svizzero del lago Maggiore, "è un mio desiderio personale, anche se oggi è irrealizzabile, ma magari tra 20 o 50 anni le cose cambieranno. Fosse per me, sia chiaro, lo farei domani".

Una posizione nuova, tanto più in un Ticino dove da anni la destra populista soffia, con un notevole ritorno elettorale, sul sentimento anti-italiano. E che fa discutere: "Finché c’è l’Italia io consiglio agli amici ticinesi di restare attaccati alla loro Confederazione - spiega il segretario varesino della Lega Nord, Marco Pinti -: anzi a dirla tutta verremmo volentieri noi a stare con il Ticino", scherza. Detto questo "il fatto che la frontiera tra Varesotto, Comasco e Ticino sia un’assurdità del concetto di stato-nazione è evidente a tutti e infatti i cittadini non la sentono. Io sarei il primo a essere contento di eliminare completamente le dogane dall’area insubrica". Se il responsabile dei Frontalieri dell’Unia, Sergio Aureli, preferisce "non commentare una proposta come questa", Franco Colombo, presidente di Confapindustria Lombardia, la prende "scherzosamente ma non troppo". Per lui si tratta comunque di "un riconoscimento alla Lombardia e non al sistema Italia: di certo, come ha detto Danti, il Pil della Lombardia è superiore a quello svizzero e la nostra capacità di fare impresa e industria non è seconda a nessuno. Sicuramente la possibilità di unirsi al Ticino sarebbe una soluzione interessante se la Lombardia fosse dotata di quell’autonomia che le farebbe spiccare il volo. Pur scherzando dobbiamo anche fare un ragionamento serio: con l’abbattimento del segreto bancario la piazza finanziaria svizzera perde di interesse, e ora il Ticino dovrà, come ha già fatto in questi anni, rinnovare la propria economia e sicuramente il modello lombardo da questo punto di vista è vincente. Se poi uniamo il modello lombardo alle certezze legislative, burocratiche e fiscali ticinesi diventeremmo uno dei paesi più industrializzati al mondo. Diciamo così: alla Svizzera manca una Lombardia e alla Lombardia manca una Svizzera"