
Il 62enne milanese potrebbe essere il primo al mondo a compiere l’impresa "Correnti, meduse e squali le principali avversità che dovrò affrontare. Se tutto andrà come previsto percorrerò trenta chilometri in nove ore".
La leggenda di Scilla e Cariddi, ma anche la reale minaccia delle correnti che si formano, quando il Mar Ionio e il Mar Tirreno si incontrano nello Stretto. In più ci potrebbe essere il pericolo delle Meduse o, di più, degli squali solitari. Lo Stretto di Messina, crocevia di storia e mitologia, un posto che da sempre affascina l’uomo. "Sono pronto per questa sfida e non vedo l’ora di nuotare", carica Walter D’Angelo. Il classe ’62 di Pieve Emanuele, infatti, dopo aver sfidato Scilla e Cariddi nell’agosto 2013, nuotando per 6 volte consecutive la traversata dello Stretto da Torre Faro a Capo Peloro (7 ore e 35 minuti per 25 km), rilancia la sfida. Il prossimo 18 settembre tenterà la traversata dello Stretto di Messina per 7 volte consecutive: "Rispetto al 2013 la posta in palio sarà ancora più alta – evidenzia -, come le incognite, ma voglio provarci fino in fondo".
D’Angelo, perché ancora lo Stretto di Messina? "Nel mondo siamo solo in due ad averlo fatto per sei volte consecutive: io e Gianni Golini. Quest’ultimo nel 1982 ha completato le sei traversate nei quattro stili: stile libero, dorso, rana e delfino. Io vorrei arrivare a sette così da essere l’unico al mondo".
Quali sono le incognite? "Tante. Innanzitutto le correnti che si generano a causa dell’incontro tra il Mar Ionio e il Tirreno. La velocità che raggiungono è di 7 metri al secondo, quindi 25 km orari: con una forza del genere, andare avanti contro corrente sarebbe difficilissimo, se non impossibile. Spero che durante la mia impresa non si formino, altrimenti la mia impresa rischia di finire anzitempo. Poi dovrò stare attento alle meduse, nuotare con lo sguardo in avanti in modo da evitarle per non essere rallentato. Infine, c’è sempre il pericolo remoto degli squali. Nel caso fossero avvistati, e fossero una minaccia per la mia sicurezza, la Guardia Costiera può fermarmi in qualsiasi momento per evitare pericoli".
Come mai il 18 settembre? "Dal 15 giugno al 15 settembre la traversata è vietata, credo per il discorso legato all’intenso traffico navale. Parlando con il mio pilota, Giovanni Fiannacca, mi ha consigliato il 18 settembre e così ci siamo mossi con la Capitaneria di Porto per avere l’autorizzazione".
È favorevole al Ponte sullo Stresso? "Io di base sono favorevole alla natura, quindi sfavorevole alla “cementificazione“ a danno dell’ambiente. Diciamo che sono un uomo di campagna che non ama le metropoli. Però il Ponte rappresenta anche il progresso, il futuro che avanza, e io non sono nessuno per potermi opporre. Ne prendo atto e vado avanti per la mia strada".
Come si sta preparando? "Mi sto allenando, al momento, solo nella piscina da 25 metri. Macino tanti chilometri: se tutto dovesse andare bene, alla fine dovrei nuotare per circa 30 chilometri in 9 ore. Per questo motivo devo allenare la resistenza. Il 14 settembre arriverò in Sicilia e gli ultimi giorni mi butterò anche in mare per testarmi e vedere com’è l’acqua".
C’è un messaggio dietro questa traversata? "Io e Roberto Pintaldi abbiamo ideato il “Ponte per la Pace“: vogliamo sensibilizzare tutti con un messaggio visto il difficile momento che stiamo passando con tutte le guerre nel mondo".
Qual è stata la sua impresa più bella? "Tutte le mie sfide sono state piacevoli, impegnative, e quasi tutte hanno avuto la stessa importanza. Forse la traversata dello Stretto di Messina per sei volte consecutive nel 2013. Invece quella più emozionante è stata la traversata della Manica in staffetta nel 2011: ho toccato io la costa francese e li è stata un’emozione unica dopo più di 12 ore. Io sono partito come primo, dalla costa inglese, e sono arrivato per ultimo in Francia".
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