ALESSANDRO LUIGI MAGGI
Sport

Contrasti sportivi a Brescia: Pallacanestro e Pallanuoto brillano, Calcio in crisi

A Brescia, mentre Pallacanestro e Pallanuoto lottano per il titolo, il Calcio retrocede. Differenze di gestione e visione.

A Brescia, mentre Pallacanestro e Pallanuoto lottano per il titolo, il Calcio retrocede. Differenze di gestione e visione.

A Brescia, mentre Pallacanestro e Pallanuoto lottano per il titolo, il Calcio retrocede. Differenze di gestione e visione.

Otto chilometri appena dividono il PalaLeonessa dal Rigamonti. Ma oggi sembrano un oceano. Da una parte l’energia della Pallacanestro Brescia, che questa sera gioca Gara 2 della finale scudetto contro la Virtus Bologna. Dall’altra il silenzio e la vergogna del Brescia Calcio, retrocesso a tavolino in Serie C. Più a nord c’è l’orgoglio dell’AN Brescia Pallanuoto, che ha perso la finale tricolore con Recco solo alla bella, a testa altissima. Lo sport a Brescia vive così un contrasto bruciante, quasi paradossale. Due discipline in lotta per il titolo, un’altra che rischia di scomparire. Ma non è solo questione di risultati: è anche una questione di uomini. Andrea Malchiodi, presidente dell’AN Brescia, ha costruito in silenzio una realtà di vertice, portando in città lo scudetto del 2021, due semifinali di Champions perse solo all’ultimo tiro e il rispetto dell’intero movimento. Mauro Ferrari, a capo della Germani Basket, è il motore silenzioso ma deciso della cavalcata che ha già fruttato una Coppa Italia nel 2023 e ora sogna il tricolore. Lo ha confermato anche il coach Peppe Poeta, che nei giorni scorsi ha detto su queste colonne: "Si parla troppo poco di lui. È il vero artefice di questa favola perché si fa sentire, ci coccola, ha coraggio, crede nelle sue scelte e le porta avanti". Dall’altra parte, nel calcio, resta Massimo Cellino. Uomo solo al comando, ma mai davvero accolto dalla città. "Non sono mai stato felice del suo arrivo", racconta Dario Leo, storico abbonato e tifoso, che al fianco delle Rondinelle è passato da essere raccattapalle a fine anni ‘70 a sostenitore in tribuna negli ultimi dieci anni."Lo stadio era pieno anche quando rischiavamo la C2 – ricorda –. Il Brescia era settore giovanile, lavoro, crescita. Cellino era già malvisto in Inghilterra: perché mai il club è finito in mano sua e non all’imprenditoria locale?". Parole dure, ma condivise. "A Brescia ci sono eccellenze di ogni tipo, è una provincia ricca con punte altissime, eppure anche da parte della politica c’è sempre stato un certo disinteresse verso lo sport. Ora servirebbe ripartire dal basso, lavorare con le società minori, coinvolgere la provincia". Il paragone tra le tre proprietà è inevitabile. Se Malchiodi e Ferrari hanno costruito sulle fondamenta del merito, Cellino ha consumato credito e fiducia. E oggi la città paga. Mentre il basket sogna con Della Valle, Bilan e compagni, e la pallanuoto è arrivata in fondo con prodotti delle giovanili come Tommaso Baggi Necchi e Tommaso Gianazza (entrambi nel giro del Settebello), il calcio si aggrappa alla speranza.Forse nella figura di Giuseppe Pasini, presidente della Feralpisalò e industriale da 1,7 miliardi di fatturato, che potrebbe traghettare una nuova società a Brescia. Forse nei segnali della politica, che ha aperto un tavolo anticrisi con la sindaca, Laura Castelletti, anche perché di mezzo c’è uno stadio che rischia di rappresentare un peso proibitivo per le casse statali. Oggi però la differenza resta netta. Da una parte lo sport che unisce e porta in alto il nome della città. Dall’altra la gestione che divide e brucia una storia centenaria. "Non servono proclami e bomber per le promozioni, ma lavoro sul territorio. Che questa caduta sia un’opportunità", conclude Leo. A Brescia il futuro passa anche da qui: capire che lo sport, se guidato con passione e visione, non è solo spesa. È investimento.

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