
Simone Tiberti, classe 1980, capitano e palleggiatore dell’Atlantide Brescia
Tra Simone Tiberti e la pallavolo c’è un feeling talmente profondo che neppure lo scorrere del tempo e la decisione di porre fine alla lunga carriera da giocatore possono infrangere. "A gennaio - confida lo stesso palleggiatore classe 1980 dell’Atlantide - ho comunicato a coach Zambonardi e alla società che stavo meditando di dire basta. Certe decisioni vanno raccontate per tempo, in modo da consentire a chi di dovere di prendere le decisioni conseguenti. Adesso posso dire che il mio viaggio decennale con l’Atlantide è giunto al capolinea ma, in tutta sincerità, non saprei se questo è anche il mio addio definitivo alla pallavolo giocata. Mi sento bene la passione è sempre la stessa e, per dirla tutta, mi scoccia smettere".
C’è però un punto che sembra spingere Tiberti verso l’addio definitivo: "Ho sempre pensato di smettere in un momento non di stanca, ma nel quale ero ancora in grado di dire la mia, di essere ancora protagonista e non di essere sopportato. Adesso, dopo aver disputato tre finali, penso di poter dire che ancora non sono del tutto male... In ogni caso mi capita di chiedere a me stesso: “Ma sei sicuro di smettere?“. Vedremo come evolveranno le cose, anche se ritengo che il mio percorso a certi livelli sia definitivamente concluso. La passione e la voglia per questo sport, comunque, sono ancora perfettamente integre e non voglio disperdere il bagaglio di esperienza che ho accumulato in tanti anni".
Se dunque i Tucani perdono il loro capitano di mille battaglie, è possibile ipotizzare che finiscano per trovare un nuovo dirigente o un nuovo allenatore estremamente qualificato? "In effetti - conviene Simone Tiberti - la mia intenzione è quella di rimanere nell’ambiente della pallavolo che considero il mio mondo. In quale veste di preciso non saprei. Comunque ne sto parlando anche con la dirigenza dell’Atlantide e vedremo che piega prenderanno le cose". Nel momento di chiudere una carriera che lo ha portato ad alti livelli e gli ha regalato grandi soddisfazioni, è quasi d’obbligo chiedere all’ormai ex capitano che con l’Atlantide ha vinto due Coppe Italia e una Supercoppa, la gioia per eccellenza di tutti questi anni: "Non voglio sminuire e nemmeno mancare di rispetto a tutte le piazze illustri nelle quali ho giocato. La medaglia d’oro vinta ai Giochi del Mediterraneo con l’Italia, tuttavia, conserva un posto speciale. C’è la consapevolezza di rappresentare il tuo Paese e di essere scelto tra i migliori giocatori, una grande gioia davvero".
Sul fronte opposto, invece, Tiberti rimane sul presente: "Come delusione più grande - conclude il palleggiatore bresciano - ricorderei proprio l’ultima. Aver mancato la promozione in Superlega all’ultimo atto è un forte motivo di rammarico. In definitiva abbiamo sbagliato gara-1 della finale e tutto si è deciso".
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