Rancore porta al Fabrique il suo rap dello Xenoverso: "In scena tutto è più semplice"

Con “Xenoverso“ plana sul palco del Fabrique e il 3 febbraio su quello della Latteria Molloy di Brescia

Il trentatreenne rapper romano Rancore, all’anagrafe Tarek Iurcich

Il trentatreenne rapper romano Rancore, all’anagrafe Tarek Iurcich

Milano - Uno spettacolo più comprensibile del disco. Rancore non si fa problemi ad ammettere che la narrazione del suo cerebrale ultimo concept "Xenoverso" viene meglio sul palco, cavalcando l’onda emotiva di live come quello che domani, lunedì 12 dicembre, l’offre in pasto al popolo del Fabrique e il 3 febbraio a quello della Latteria Molloy di Brescia.

"Tutti i concetti del disco trovano sviluppo sulla scena in maniera molto diretta ed efficace" ammette il trentatreenne rapper romano, all’anagrafe Tarek Iurcich, padre croato e madre egiziana. "Se il disco porta con sé una grande complessità, infatti, l’impatto visivo dello show è decisamente più diretto. Anche perché il nostro è uno spettacolo con band, a tratti teatrale, sperimentato e provato con grande attenzione per non trascurare alcun aspetto di questo mio ultima fatica discografica".

Che cornice ha creato attorno a queste nuove canzoni? "Seguendo il concetto di questo mondo alla fine del mondo, perché tutto quello che non rientra nell’universo è xenoverso, ho diviso il palco in due. Metà palco è in ‘U’, universo, e metà in ‘X’, xenoverso. Durante lo show, lo spostarmi da una parte all’altra significa quindi cambiare orbita e prospettiva a quanto sto cantando".

Riconoscerà che c’è da rimanere confusi. "Ad essere sinceri sono quasi impazzito nell’inventarmi tutti questi personaggi che viaggiano dall’universo allo xenoverso inviandosi dei messaggi. Oltre a raccontare le loro storie in musica, ho accompagnato il lavoro con foto e disegni realizzati appositamente per dargli l’aspetto di un diario di viaggio. Un viaggio che, ad essere sinceri, alla fine m’è sembrato di aver compiuto per davvero".

In concerto segue l’album per intero? "Quasi. Come si armonizza tutto questo col mio repertorio passato? Mah, in realtà penso di non essere mai uscito dallo xenoverso, così tra questo e i dischi che l’hanno preceduto, a cominciare da ‘Musica per bambini’, c’è un fil-rouge forte. E forse sono proprio i pezzi vecchi a completare i nuovi".

Ospiti? "A Milano ci sarà Murubutu, con cui ho già fatto delle cose come ‘Scirocco’ o ‘Black rain’ ed altre ne farò ancora".

Nel disco ci sono pure Nayt e Margherita Vicario. "Il pezzo con Nayt, ‘Guardie & Ladri’, è un po’ più semplice da riproporre dell’altro perché diviso in due e quindi senza sovrapposizioni da rispettare. La canzone con la Vicario l’ho intesa invece come il dialogo tra forze che si cercano ma non si trovano, per questo l’ho tenuta fuori dalla scaletta nell’attesa di poterla eseguire assieme non appena i rispettivi calendari lo consentiranno".

Il tour andrà avanti fino a febbraio. Già ha già scelto la prossima montagna da scalare? "Il progetto ‘Xenoverso’ è un concept che prima ha preso la forma di disco, poi di concerto, ma può assumerne pure altre. A cominciare dal sito web. Partendo da un’idea quasi filosofica, penso possa vivere non di un album, ma di più album. Quindi penso che rimarrò immerso in questo universo ‘altro’ ancora un po’".