La grande paura del nucleare: le cinque canzoni da riascoltare sulla bomba atomica

Il tema ha ispirato cantanti e band, soprattutto negli anni '80, periodo di massima tensione fra Usa e Unione Sovietica

Esplosione nucleare (Archivio)

Esplosione nucleare (Archivio)

Il mondo trattiene il respiro mentre sullo scenario internazionale si balla pericolosamente sull'orlo del burrone nucleare, a partire dalle minacce della Federazione Russa sul possibile impiego di armi tattiche atomiche nell'invasione dell'Ucraina ma anche con il test operato dalla Corea del Nord nei pressi delle acque giapponesi. Il tema della paura riguardo una possibile guerra nucleare è sempre stato fonte di ispirazione per cantautori, interpreti e band. Dagli anni '60 a oggi molti artisti hanno voluto interpretare i timori della collettività, mettendo nero su bianco le ansie per una possibile replica dell'apocalisse vissuta a Hiroshima e Nagasaki. Il culmine della produzione atomica si registrò all'inizio degli anni '80, epoca di corsa agli armamenti e tensione crescente fra superpotenze, con Usa e Urss impegnate nella cosiddetta "Seconda guerra fredda". Ecco cinque canzoni-simbolo ispirate ai temi della paura nucleare e della mobilitazione per il disarmo.

Bob Dylan - A hard rain is gonna fall (1963)

Il brano compare in The Freewheelin Bob Dylan, il secondo album del menestrello di Duluth, stampato nella memoria collettiva anche per la copertina che immortala Dylan e l'allora fidanzata Suze Rotolo, a spasso per il Greenwich Village di New York. Anche se Dylan ha sempre negato un legame diretto con la paura della bomba atomica, nelle note di copertina lo storico Nate Hentoff rivelò che il cantautore gli aveva confidato di aver scritto il pezzo perché scioccato dalla crisi dei missili cubana e spaventato dal possibile inizio di una terza guerra mondiale. Successivamente la "hard rain" del titolo ("pioggia dura") è stata interpretata come una metafora del fallout nucleare, la pioggia di cenere contaminata che si abbatte sul territorio in seguito a un'esplosione atomica.

Orchestra manoeuvres in the dark - Enola gay (1980)

Uno dei brani di culto del genere synth pop, stile dal sound glaciale ed elettronico che ben si adatta alla paura nucleare, prende il nome dal bombardiere su cui era custodita la testata nucleare sganciata su Hiroshima nel 1945. E' stridente il contrasto fra la spensieratezza della musica e la cupezza del testo. Numerosi i riferimenti al lancio della bomba, a partire dal verso in cui si chiede se mamma è orgogliosa del suo "little boy", ovvero il nome con cui fu battezzato l'ordigno che devastò la città giapponese e dal ripetersi di "it's 8.15", ovvero l'orario in cui la bomba fu sganciata.

Prince - Ronnie, talk to Russia (1981)

Il folletto di Minneapolis che incendiò la scena funk negli anni '80, si rivolge direttamente al presidente degli Usa Ronald Reagan (il "Bonzo" di Bonzo goes to Bitburg che i Ramones attaccarono per aver fatto visita a un cimitero in cui erano seppelliti alcuni militari delle SS). All'ex attore diventato l'uomo più potente del mondo Prince chiede di parlare con i suoi omologhi sovietici prima che "sia troppo tardi". L'appello, quindi, è a risolvere le controversie con la diplomazia e non a suon di bombe. Un messaggio scandito sul ritmo di una marcia waveggiante introdotta dal suono campionato dei mitragliatori, inframezzata da un frenetico assolo di chitarra. 

Nena - 99 luftballons (1983)

Nena, one hit wonder tedesca, ha lasciato un importante segno nella storia della musica con questo brano danzereccio dal ritornello contagioso. Il testo è una metafora che ben si adatta alla follia nucleare. I palloncini rossi lanciati in area che vengono scambiati per ordigni nucleari, provocando l'avvio di una nuova guerra mondiale sono la traduzione in parole e musica di uno scenario considerato possibile negli anni '80, ovvero il copione di un incidente banale che facesse alzare la tensione fra le superpotenze in campo, portandole a mettere mano alla valigetta dei codici nucleari. Nena è rimasta molto popolare in Germania, dove è anche nota per il suo impegno animalista e il suo proselitismo a favore di veganesimo e crudismo. Di 99 luftballons fu registrata anche una versione in inglese ("99 red balloons"). il gruppo hardcore statunitense 7 Seconds, invece, realizzò la sua versione, ovviamente ben più tirata dell'originale.

Peter Tosh - No nuclear war (1987)

Peter Tosh, colonna del reggae, nel 1987 firmò il suo ultimo album No nuclear war, prima di essere ucciso in un tentativo di rapina finito male. Nella copertina l'ex componente degli Wailers con Bob Marley appare con indosso una maschera antigas, sopra due testate atomiche, una riferibile agli Usa, l'altra con una stella rossa che richiama l'Unione Sovietica. Siamo già in epoca di distensione fra le superpotenze, ma lo spauracchio atomico aleggia ancora sul mondo. Evocativo, nella sua semplicità, il ritornello della title track del disco. "Non vogliamo la guerra nucleare, con la guerra nucleare non andremo lontani. Sarebbe solo un altro olocausto. E non potremmo sopportarlo". L'album vinse il premio come miglior disco reggae dell'anno.