
Le cronache del Giorno sul sogno di rinvendire i fasti della Fiera del Latte a Lodi
A Lodi si rimpiange la Fiera del Latte. Una manifestazione internazionale vissuta onorevolmente per 5 anni, pur fra i soliti contrasti e le incomprensioni locali, scaduta per due anni a rango di mostra dell’artigianato con esposizioni di camere matrimoniali, frigoriferi e tv fra nere pile di grana e lustre mungitrici automatiche, finita per consunzione nel 1954. Senza che nessuno ne stendesse ufficialmente l’atto di morte. Per cui, si direbbe, è in catalessi. C’è chi vorrebbe richiamarla in vita, c’è chi vorrebbe portarsela via, in qualche altra città, a farle respirare aria migliore. La sua nascita, nel segno della concordia, era avvenuta fra i più fausti presagi. Chi ne aveva posto le premesse chi ne aveva illustrato le finalità, chi ne aveva curato la realizzazione, chi si era battuto, insomma, superando quelle difficoltà iniziali che cedono soltanto davanti all’entusiasmo era stato un uomo solo, come succede quasi sempre: Gianni Aguggini. Un commerciante di Lodi, che non ricopriva incarico ufficiale.
Aveva avuto l’idea, aveva saputo convincere enti associazioni, personalità politiche, aveva indetto dibattiti ovunque per trattare i problemi del latte e derivati, aveva girato l’Italia a convocare adunanze di camere di commercio battendo come un commesso viaggiatore quelle province, soprattutto, in cui l’economia locale era interessata a quel problemi: Valle d’Aosta, Emilia, Campania, Sicilia, Sardegna. Era riuscito infine ad ottenere l’appoggio di Antonio Segni, allora ministro dell’Agricoltura.
Il consumo del latte, in quei primi anni del Dopoguerra, era piuttosto limitato, i prodotti lattiero caseari di conseguenza erano sovrabbondanti ma ancora scadenti per qualità, occorreva perfezionare i sistemi di lavorazione, occorreva soprattutto far conoscere ed apprezzare le produzioni migliori. Quel che la Fiera si proponeva. Così ottenuti interessamento e l’adesione della Camera di commercio di Milano, della Provincia, dell’Associazione lattiero-casearia, della Federazione nazionale latterie e in misura minore, del Comune, assicurata la partecipazione del Consorzio del grana, la prima edizione della Fiera si tenne nel 1949. Un’edizione riuscitissima, non solo per i cospicui risultati raggiunti nel settori specializzati, agricolo e industriale, ma anche dal punto di vista spettacolare, diciamo per il visitatore domenicale, per le gite scolastiche e aziendali. Ancora più interessanti le edizioni successive. E indiscutibili vantaggi per Lodi. Decine di migliaia di visitatori nei 15 giorni della rassegna, convegni di studio di risonanza internazionale con la presenza di 2-3mila partecipanti. E la manifestazione copiata subito dopo in Olanda e in Inghilterra.
Nonostante il successo tuttavia la collaborazione di certi enti locali lasciò ben presto a desiderare. Il Comune, soprattutto, non soppe avvertire l’importanza di questa rassegna, che pure continuava a destare un notevole interesse e non solo in Italia. Concedeva un modesto contributo, e vero, ma poi si riprendeva con la sinistra quel che dava con la destra. Una lunga storia, di indifferenza e incomprensione. (...)