
Gabriella Rebello Kolanca, 31 anni, curatrice del palinsesto di mostre al Platea Palazzo Galeano "Questo è uno spazio unico, grata agli organizzatori per avermi lasciata libera di sperimentare".
Gabriella Rebello Kolanca, 31 anni, è la curatrice del palinsesto di mostre dello spazio Platea Palazzo Galeano. Brasiliana, con la sua tesi di laurea alla Facoltà di Architettura e Urbanistica di Rio de Janeiro si è guadagnata una borsa di studio per il biennio alla Naba di Milano dove ha completato il percorso nel 2022.
Perché la scelta di Platea?
"Sono stata invitata da Margherita Moscardini (Donoratico, 1981) – artista a cui Platea ha affidato una commissione e che ha inaugurato il palinsesto 2025 – a curare il programma espositivo dedicato agli artisti emergenti, da sempre parte integrante delle attività dell’associazione. È un’occasione preziosa, che nell’ultimo anno ha generato stimolanti momenti di confronto e ne sono grata".
Sino al 24 agosto sarà possibile vedere la prima mostra personale dell’artista e attivista bielorussa Ulyana Nevzorova (Minsk, 2001), dal titolo Paperwork. Perché ha scelto proprio questa artista?
"Costituisce il secondo episodio di Nine Out Of Ten Movie Stars Make Me Cry, che prende il titolo da una canzone del 1972 del musicista e scrittore Caetano Veloso (1942, Bahia, Brasile), composta e registrata mentre si trovava in esilio a Londra durante la dittatura militare in Brasile. Il testo, che narra con ironia e speranza una quotidianità non scelta, conduce a una riflessione sulle relazioni tra arte e politica. Quindi abbiamo pensato all’artista bielorussa che vive e lavora ad Amburgo. La pratica di Nevzorova si sviluppa a partire da una riflessione profonda sulla memoria come spazio condiviso, in cui il vissuto individuale si intreccia con i traumi e le narrazioni collettive. Il suo lavoro si muove tra diversi mezzi per indagare la fragilità del
ricordo, la sua deformazione nel tempo e la possibilità di una trasmissione affettiva della storia. Abbiamo inaugurato a marzo con la mostra Super Super di Margherita Moscardini, il programma prosegue da settembre a gennaio 2026 con le mostre degli artisti Rebeca Pak (São Paulo, Brasile, 1992), Vashish Soobah (Catania, Italia, 1994) e Marvin Gabriele Nwachukwu (Milano, Italia, 1996)".
Nel 2020, la Bielorussia è stata attraversata da un’ondata di proteste senza precedenti, scaturite dalla controversa rielezione
di Aleksandr Lukashenko per il settimo mandato consecutivo e dalla violenta repressione messa in atto dal suo regime autoritario. Questo momento, pur non rovesciando il governo, ha rappresentato una svolta storica: l’emergere di un nuovo
soggetto democratico collettivo, capace di ridefinire il senso di comunità e resistenza nel Paese.
Come nasce Paperwork?
"Da una riflessione sulla memoria collettiva, la democrazia e la disobbedienza, e si ispira al saggio Solidarity of the Shaken. On the Collective Subject of the Belarusian Revolution of 2020 della filosofa Tatyana Shchyttsova (Bielorussia,1970).
Il testo analizza il movimento di protesta scaturito in Bielorussia nel 2020, indicando la nascita di un nuovo soggetto democratico collettivo. Cuore dell’opera è il concetto di “solidarietà degli scossi” coniato dal filosofo Jan Patočka (RepublicaCeca, 1907 – 1977), qui applicato a una comunità che si risveglia nell’urgenza di cambiamento".
Il ruolo dell’arte contemporanea?
"L’arte contemporanea può essere uno strumento per raccontare i limiti, le urgenze del nostro presente, a patto che ci si liberi dall’idea di esclusività. Ha la funzione di innescare una reazione, un dibattito, anche su contesti meno conosciuti".
Il bilancio di questa sua esperienza?
"Mi hanno dato molta fiducia e sono colpita dalla grande professionalità di quanti hanno collaborato in questi mesi".