Gli universi di Cosmologie. Quindici artisti e un’idea: svelare il mistero infinito

Da Francesco Carone a Serena Vestrucci, 25 opere nello “Spazio 21“ a Lodi. Dalle sculture alle fotografie di stelle lontane, dalla pittura alle performance .

Gli universi di Cosmologie. Quindici artisti e un’idea: svelare il mistero infinito

Gli universi di Cosmologie. Quindici artisti e un’idea: svelare il mistero infinito

Dal 2 marzo al 27 aprile 2024, Spazio 21 di Lodi ospita la mostra “Cosmologie” a cura di Angela Madesani, riflessione sul tema del cosmo operata da 15 artisti: Francesco Carone, Pierpaolo Curti, Francesco Del Conte, Sabine Delafon, Federica Di Carlo, Elena El Asmar, Serena Fineschi, Satoshi Hirose, Alberto Messina, Concetta Modica, Luca Pancrazzi, Paolo Parma, Carlotta Roda, Eugenia Vanni, Serena Vestrucci. L’affascinante spazio ex industriale lodigiano accoglie 25 lavori, dalla scultura all’installazione, dalla fotografia alla pittura, di artisti con background e appartenenze diverse, che analizzano, interpretano e plasmano il tema della conoscenza dell’universo.

Lontana dalle ricerche di natura prettamente scientifica o filosofica, la rassegna racconta l’approccio degli artisti nei confronti della volta che ci circonda e sovrasta, ancora avvolta nel mistero: "Le opere – svela la curatrice – sono legate fra loro non tanto da comunioni stilistiche o linguistiche, quanto dalla regìa curatoriale, senza pretesa alcuna di dare vita a una catalogazione di artisti che hanno lavorato e che lavorano in tal senso".

Lo sguardo giovane di Carlotta Roda (1999) cattura attraverso telescopio e macchina fotografica ad alta tecnologia il mondo celeste con immagini di grande formato, scatti che diventano opere installative dove macro e microcosmo entrano in dialogo. I lavori fotografici di Francesco Del Conte (1988) guardano al cielo stellato da luoghi diversi tra loro, anche dal punto di vista dell’inquinamento, tenendo come punto di riferimento le costellazioni. A prima vista romantici firmamenti celesti quelli del fotografo Paolo Parma (1958), svelandosi poi riprese ravvicinate della polvere. Simile ambiguità dello sguardo in Concetta Modica (1969), dove fusioni di sepali di pomodoro appaiono come stelle su tavole dipinte. Una grande tela da biliardo consunta è leggibile come volta celeste nel lavoro di Francesco Carone (’75), quelli di Pierpaolo Curti (’72) sono paesaggi apparentemente privi di via di scampo. E la pittura gioca un ruolo portante nella mostra, così nei lavori dei toscani Eugenia Vanni (’80), Elena El Asmar (’78), Luca Pancrazzi (1961) e Serena Fineschi (’73). Un chiaro riferimento al mondo galileiano si ritrova nel lavoro che forse richiama più la dimensione storico-filosofica, quello di Federica Di Carlo (’84) che mette insieme arte e scienza. Sempre installative sono le opere del giapponese Satoshi Hirose (1963), che lavora da anni sul tema del cielo, e della francese Sabine Delafon (1975), che attraverso materiali ready-made dà vita a una sorta di grande stella con un chiaro riferimento a Rembrandt. È invece un libro-opera il lavoro firmato da Serena Vestrucci (1986), in cui l’artista utilizza un volume di matrice astronomica di cui scava le pagine per dare vita a un fiore. E Alberto Messina (’94) porta lavori fotografici in cui le protagoniste sono piccole stelle sul muro di una casa.