
L’obiettivo resta quello di riflettere in modo sincero sui temi dell’attualità. E soprattutto di riuscire - quando possibile - a rimarginare le ferite del reale.
"Oggi nel mondo sono in corso 56 conflitti – il numero più alto dalla Seconda Guerra Mondiale – che coinvolgono direttamente o indirettamente almeno 92 Paesi e che hanno costretto oltre 100 milioni di persone a migrare per sfuggire alla violenza e alla barbarie". Questa la dovuta premessa del presidente del Carcano, Carlo Gavaudan. L’analisi, spietata: "Ci sentiamo sull’orlo dell’abisso, incapaci di guardare con fiducia il domani, stritolati dall’angoscia: per le guerre, per le pandemie, per il clima". Infine, la possibile soluzione. "Una delle funzioni più importanti dell’arte è quella di raccontare la realtà, mostrandola senza veli, fino al limite dello scandalo. Oggi più che mai dobbiamo interrogarci profondamente sul mondo che stiamo costruendo e su come lo possiamo “rimarginare”". Per questo come immagine della prossima stagione è stata scelta una donna ferita, spezzata e insieme luminosa, coraggiosa, dorata. "Perché è con l’oro, il materiale più prezioso, che si rimarginano le cose rotte, come insegna la tecnica del kintsugi".
Con la stagione 2025-2026 si apre il secondo triennio della direzione artistica di Lella Costa e Serena Sinigaglia. Insieme a Mariangela Pitturru, che cura progetti e programmazione, hanno intrapreso un percorso che ha trasformato il Teatro Carcano, conferendogli una nuova identità e una visione chiara, centrata sulle tematiche sociali, il punto
di vista femminile e uno sguardo critico sul presente.
E il titolo di punta della stagione sarà Lisistrata di Aristofane, in una nuova e potente versione interpretata da Costa e firmata da Sinigaglia in regìa.
Per la prima volta in Italia Brokeback Mountain, dal racconto premio Pulitzer di Annie Proulx – noto al grande pubblico grazie al film di Ang Lee – lo spettacolo è un’appassionante play with music firmato da Ashley Robinson, con musiche originali country di Dan Gillespie Sells eseguite da una live band e cantate da Malika Ayane.
Per rendere omaggio a Dario Fo, un’altra produzione originale sarà “Morte accidentale di un anarchico“, interpretata tra gli altri da Lodo Guenzi. Una farsa grottesca, esilarante e tragicamente attuale, che scuote le coscienze. Dopo aver girato i teatri con la trilogia dedicata agli ultimi, Laika, Pueblo, Rumba, Ascanio Celestini tira le somme e ci consegna Poveri Cristi, una riflessione poetica e disarmante sugli emarginati sociali, accompagnato dalla fisarmonica di Gianluca Casadei.
E con l’acclamato L’Empireo, torna al centro della scena la questione femminile: 13 attrici e un attore, per raccontare il dibattito di una giuria chiamata a decidere del destino di una donna accusata di omicidio. Metafora potente. Altra esplorazione interessante, quella di Lella Costa su “L’eredità di Manzoni“, con il pubblico invitato a riflettere sul significato attuale della storia di Renzo e Lucia.