Sustainability Winter School, la scienza mette in guardia gli amministratori: “Sulla crisi climatica bisogna agire subito”

Il primo incontro della scuola di alta formazione del Gruppo Cap per sindaci e assessori under 40. La fisica Serena Giacomin: “Non aspettate soluzioni dalla tecnologia, gli strumenti ci sono già”

Milano – Sindaci, assessori, consiglieri comunali per un pomeriggio di nuovo sui banchi di scuola per conoscere, e quindi affrontare, le sfide della transizione ecologica e del cambiamento climatico. Sono 34 gli amministratori lombardi, tutti sotto i 40 anni (ma c’erano anche assessori ben al di sotto dei 30), che hanno partecipato al primo incontro formativo della Sustainability Winter School, la scuola di alta formazione organizzata dal Gruppo Cap sulle tematiche della sostenibilità ambientale e dell’economia circolare

La lezione di Serena Giacomin, presidente dell’Italian Climate Network, alla Sustainability Winter School (Foto Roberto De Riccardis)
La lezione di Serena Giacomin, presidente dell’Italian Climate Network, alla Sustainability Winter School (Foto Roberto De Riccardis)

Un’iniziativa che - attraverso docenti d’eccezione - ha l’obiettivo di fornire gli strumenti, teorici ma anche pratici, a chi si trova a gestire la cosa pubblica, per provare a cancellare il cosiddetto “climate delay“, cioè la tendenza a rimandare azioni concrete per contrastare gli effetti della crisi climatica in atto. Già, perché - questo uno dei temi emersi dalla giornata - sulle questioni che riguardano il clima e, più in generale, l’ambiente, uno dei nemici più insidiosi è proprio la (non) percezione dei cittadini dell’urgenza di interventi per invertire la rotta.

L'intervento di Yuri Santagostino, presidente del Gruppo Cap, in apertura della Sustainability Winter School (Foto Roberto De Riccardis)
L'intervento di Yuri Santagostino, presidente del Gruppo Cap, in apertura della Sustainability Winter School (Foto Roberto De Riccardis)

Essì che la scienza prova ormai da anni a spiegarcelo in tutti i modi. In questo senso la lezione di Serena Giacomin, fisica dell’atmosfera e meteorologa, presidente dell’Italian Climate Network, non lascia spazio a indecisioni. C’è in particolare un numero - 1,1 - che allarma: è l’innalzamento delle temperatura media globale dall’inizio dell’industrializzazione a oggi. Con un’impennata particolarmente violenta a partire dagli anni 70. "Tutti gli enti e le agenzie mondiali - ha detto Giacomin durante la sua lezione - sono concordi nel definire il 2023 l’anno più caldo da quando si effettuano le rilevazioni. E se guardiamo all’andamento delle temperature dal 1850 a oggi ci rendiamo conto di quanto la tendenza si preoccupante. Con questo ritmo di crescita i modelli matematici ci indicano che nel 2100 la temperatura media globale sarà aumentata di poco sotto i 3°C, ben oltre la soglia critica dell’1,5°C".

Guido Rianna, Maria Chiara Pastore, Yuri Santagostino e Serena Giacomin (Foto Roberto De Riccardis)
Guido Rianna, Maria Chiara Pastore, Yuri Santagostino e Serena Giacomin (Foto Roberto De Riccardis)

Naturalmente sono l’uomo e le sue attività i responsabili. I killer del clima si chiamano infatti anidride carbonica e metano: i due gas termoalteranti più presenti nell’atmosfera. E agli amministratori che chiedevano come pensare interventi efficaci, Giacomin ha cercato di segnare un percorso: “Non esiste un’unica soluzione, ma un’insieme di misure di mitigazione delle emissioni da un lato e di adattamento agli effetti della crisi climatica dall’altro. Quello che è importante è essere consapevoli che la soluzione non arriverà dall’evoluzione tecnologica nel futuro, ma dagli strumenti che già adesso abbiamo a disposizione e che dobbiamo mettere subito in campo”.

Anche Guido Rianna, ricercatore della Fondazione Cmcc (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), ha cercato nella sua lezione di sollecitare gli amministratori sulla “vicinanza“ della crisi climatica e sui suoi effetti locali: “Cosa c’entra l’orso polare che resta senza ghiaccio con quello che accade nei nostri territori? I dati scientifici ci dicono che la correlazione esiste. I fenomeni climatici estremi di questi anni sono il risultato anche dei cambiamenti climatici. L’alluvione dell’Emilia Romagna, per esempio, è arrivata dopo un periodo di estrema siccità seguito da precipitazioni straordinarie”.

Una risposta concreta per mettere in campo politiche efficaci in questi ambiti arriva da Forestami, il progetto che coinvolge i 133 comuni del Milanese e che punta a piantare 3 milioni di alberi entro il 2030. "Una delle urgenze - ha spiegato l’altra docente, Maria Chiara Pastore, direttrice scientifica di Forestami - è quella della comunicazione. E in questo senso voi aministratori avete un ruolo fondamentale. Perché è essenziale far capire ai cittadini che la spesa per la piantumazione di alberi è un investimento sul futuro ma anche sul presente: aiuta a mitigare gli effetti del cambiamento climatico e riduce i rischi connessi all’impermeabilizzazione del suolo".

Il prossimo appuntamento con la scuola di sostenibilità di Cap per gli amministratori sarà venerdì 5 febbraio con una serie di lezioni sull’economia circolare e le risorse idriche.