ANDREA GIANNI
Servizi

Il nuovo volto della ex Stalingrado: "Qui arriveranno seimila persone"

Viaggio nel primo cantiere sull’area ex Falck: i forni spenti nel ’95, l’abbandono e le bonifiche infinite "Colmiamo uno spazio vuoto". Case, uffici e uno studentato con 700 posti: sul tavolo 600 milioni.

Viaggio nel primo cantiere sull’area ex Falck: i forni spenti nel ’95, l’abbandono e le bonifiche infinite "Colmiamo uno spazio vuoto". Case, uffici e uno studentato con 700 posti: sul tavolo 600 milioni.

Viaggio nel primo cantiere sull’area ex Falck: i forni spenti nel ’95, l’abbandono e le bonifiche infinite "Colmiamo uno spazio vuoto". Case, uffici e uno studentato con 700 posti: sul tavolo 600 milioni.

La ex Stalingrado d’Italia cambia volto, a partire dai luoghi simbolo del suo passato. Sull’area che negli anni d’oro dell’industria era occupata dal colosso siderurgico Falck, un tempo luogo di lavoro per migliaia di persone provenienti da tutta Italia, fino alla dismissione seguita da anni di abbandono, ogni giorno 300 operai si alterneranno per costruire i primi tre edifici del nuovo polo urbano Unionezero, sviluppato da Hines. Svettano le gru del primo cantiere, appaltato a Colombo Costruzioni Spa e CMB, che raccontiamo a partire dai numeri: un appalto da 220 milioni di euro, 36 mesi di lavori per lo sviluppo di un immobile direzionale di circa 48mila metri quadrati, che ospiterà i nuovi uffici di Intesa Sanpaolo e sarà consegnato alla banca entro la fine del 2027. Un ulteriore edificio uffici di 45mila metri quadrati con possibilità di locazione anche multi-tenant, entrambi progettati da Antonio Citterio Patricia Viel (ACPV), e uno studentato di circa 39mila metri quadrati e 700 posti letto, disegnato da Park Associati.

Una volta completato il progetto Unionezero, su una superficie di 70mila metri quadrati, l’area un tempo culla dell’industria italiana accoglierà seimila persone, tra residenti, studenti, impiegati degli uffici e visitatori. Un nuovo quartiere prevalentemente pedonale, verde e costruito con criteri di efficienza energetica, che colma un “grande vuoto“: una cerniera fra Milano, Sesto San Giovanni e le altre città dell’hinterland. Alle spalle ci sono anni travagliati, segnati da un "lungo e complesso iter amministrativo legato all’intervento di bonifica", fino al via libera a lavori che ora procedono spediti. "Manteniamo l’impegno preso con la città di Sesto San Giovanni – ha spiegato Mario Abbadessa, senior managing director & country head di Hines in Italia – che da oltre vent’anni aspetta di veder rinascere un’area così strategica per tutto il territorio lombardo. Il nuovo polo urbano che stiamo realizzando trasformerà, infatti, un’ampia porzione dell’area ex Falck in un quartiere dinamico ed attrattivo, che contribuirà in modo tangibile ad incrementare l’offerta di nuove residenze e di studentati al servizio di tutta l’area metropolitana di Milano, così come di nuovi spazi di lavoro flessibili e sostenibili".

Per la realizzazione complessiva di Unionezero, è previsto un investimento pari a circa 600 milioni di euro, che genererà un indotto stimato sul territorio di circa un miliardo di euro. In campo colossi che, negli ultimi anni, hanno firmato i principali progetti di sviluppo immobiliare e di rigenerazione urbana a Milano. Nell’ambito della ristrutturazione dell’operazione di riqualificazione delle ex aree Falck a Sesto, a novembre 2023 Coima Sgr e Redo Sgr hanno firmato gli accordi per l’ingresso nel progetto mediante l’acquisizione del 100% della società MilanoSesto Spa (ora MilanoSesto Sicaf), detenuta indirettamente da Hines Iron MilanoSesto Associates LLC., e della componente residenziale convenzionata del lotto Unionezero, che insieme rappresentano una superficie complessiva pari a circa il 90% dell’intera area. Hines si è impegnata anche a realizzare le opere pubbliche propedeutiche a Unionezero, finanziate al 100% da Redo e Coima che sosterranno anche i costi per la realizzazione del ponte di collegamento tra i due lati del fascio ferroviario. È stato avviato intanto un tavolo di lavoro con il Comune di Sesto e altri enti, per disegnare il nuovo volto dell’area dove nel secolo scorso venivano prodotti acciai e ghisa, fino a quando nel 1995 sono stati spenti gli ultimi forni.