MASSIMILIANO MINGOIA
Finale Champions League

L’ottimismo di Facchetti : "Sfavoriti? Anche col City"

Gianfelice, figlio dell’indimenticato Giacinto che vinse due volte la Coppa "Due anni fa ce la giocammo alla grande. Io a Monaco? No, la vedrò a casa".

Gianfelice, figlio dell’indimenticato Giacinto che vinse due volte la Coppa "Due anni fa ce la giocammo alla grande. Io a Monaco? No, la vedrò a casa".

Gianfelice, figlio dell’indimenticato Giacinto che vinse due volte la Coppa "Due anni fa ce la giocammo alla grande. Io a Monaco? No, la vedrò a casa".

"L’Inter è alla finale numero sette di Champions? Un mio professore del liceo diceva che il 7 è il numero del poeta. Beh, se vince la poesia, tra Inter e Psg non c’è storia...". Sorride, Gianfelice Facchetti, scrittore, attore, figlio del terzino della Grande Inter, in vista del match del 31 maggio contro il Psg.

Gianfelice, le finali di Champions dell’Inter per lei sono un affare di famiglia. Suo padre Giacinto ne ha giocate quattro (1964, 1965, 1967 e 1972): due vinte, due perse. Cosa raccontava di quelle sfide?

"La prima, contro il Real Madrid di Puskás, è stata la più leggendaria. L’Inter fece crollare una squadra che fino a quel momento aveva vinto tutto. Quel 3-1 è stata una consacrazione definitiva per i nerazzurri".

Nel 1965 la finale fu a San Siro: 1-0 contro il Benfica.

"L’emozione di mio papà, però, era legata più alla semifinale contro il Liverpool che alla finale con i portoghesi, vinta grazie a una papera del portiere portoghese su tiro di Jair. Contro gli inglesi, invece, l’Inter perse 3-1 in trasferta, all’andata, e venne dileggiata da tutto lo stadio sulle note di “When the Saints Go Marching In“. Al ritorno, però, mio padre capì subito che c’era aria di rimonta, fin dall’arrivo della squadra al Meazza. Mi raccontò che mai come durante quella partita aveva sentito il pubblico vicino ai giocatori".

E rimonta fu.

"Sì, 3-0, con la punizione di Corso, l’astuzia di Peirò e il terzo gol di mio padre, uno dei più belli della sua carriera. C’è un aneddoto divertente legato a quell’incontro. Mazzola si era procurato il disco di “When the Saints Go Marching In“ e l’aveva lasciato allo speaker dello stadio prima del match. Vinile pronto in caso di rimonta. Quelle note, alla fine, risuonarono a San Siro".

Nel 1967 i nerazzurri hanno perso 2-1 contro il Celtic Glasgow...

"È stata la fine della Grande Inter, che in pochi giorni ha perso tutto: il campionato a Mantova per colpa di un pasticcio del portiere Giuliano Sarti e la finale di Coppa Campioni contro gli scozzesi".

Andò male anche contro l’Ajax di Cruijff nel 1972: 2-0. L’ultima finale di Giacinto.

"Papà raccontava spesso della semifinale, la partita con il Borussia Mönchengladbach, quella della lattina che colpì Boninsegna. L’astuzia dell’avvocato Prisco consentì all’Inter di rigiocare quella partita grazie a una causa legale e, alla fine, di arrivare in finale. Contro gli olandesi, però, non ci fu storia".

Nelle ultime due finali, quella del 2010 vinta contro il Bayern Monaco e quella persa nel 2023 contro il Manchester City, suo padre non c’era più. Dove ha visto quelle partite?

"A casa. Ho preferito condividere la partita vinta a Madrid con mio figlio che era nato pochi mesi prima. Ero a casa anche durante la finale persa a Istanbul. Privilegio le persone con cui guardare la partita al dover essere a tutti i costi allo stadio".

Rispetto alla finale con il City è più ottimista o pessimista?

"Abbiamo eliminato due colossi come Bayern e Barcellona e quest’anno in Champions l’Inter ha giocato bene. Peraltro io ho seguito il ritorno con il Barcellona in una situazione particolare".

Cioè?

"Ero in scena a teatro con lo spettacolo su Árpád Weisz. Mi ha aggiornato del risultato parziale, 2-0, una signora a fine spettacolo: si chiama Facchetti ma è juventina. La parte finale della partita, invece, l’ho seguita in macchina tornando a casa. Quando ho acceso la radio, il Barcellona ha segnato il 3-2. Poi ecco il 3-3. A quel punto ho spento la radio. E del 4-3 dell’Inter mi ha informato mia moglie con un messaggio sul cellulare. Ho riacceso la radio per seguire l’ultimo minuto. Ascoltando Repice su Radio Rai".

Quindi? Ottimista o pessimista per la finale?

"Ottimista. Una partita secca dà più possibilità, anche se si parte sfavoriti. Contro il City ce la siamo giocata fino all’ultimo. Non si è visto il divario con gli inglesi annunciato alla vigilia".

Il giocatore dell’Inter che potrebbe essere decisivo?

"Taremi. Ormai recuperato".

L’avversario che teme di più?

"Hakimi. L’ex".

Lo stadio del Bayern Monaco, dove si giocherà la finale, potrebbe portare fortuna o no?

"Beh, nella nostra ultima finale vinta, a Madrid, c’era di mezzo il Bayern Monaco. Chissà. A Monaco, in passato, l’Inter ha fatto imprese non banali".